Si dice che viviamo in un’epoca incerta nella quale il fisiologico epilogo di contenziosi, differenze d’opinione, scontri verbali, discussioni sembra essere la violenza che ha contaminato anche l’ambiente della competizione sportiva, in particolare quella calcistica. Nel calcio la degenerazione del tifo in violenza per molto tempo ha occupato le cronache quotidiane, un bollettino che, in quasi trent’anni, ha contato tra le decine di migliaia di feriti anche ventuno morti a partire da Vincenzo Paparelli, scomparso nel 1979 a Roma.
Nel 2007 le Istituzioni governative e sportive, con la morte di Ermanno Vincenzi in un piccolo campo di provincia e dell’Ispettore Filippo Raciti a Catania, hanno preso atto di una condizione non più tollerabile, decidendo di prendere la via del rigore, in una prospettiva di pianificazione di regole e norme a livello strutturale e organizzativo con la condivisione di tutti gli attori delle manifesta¬zioni sportive.
Da allora gli episodi violenti sono diminuiti per numero ed efferatezza ma, a fronte del decremento degli scontri, gli attori di episodi di violenza calcistica, che spesso assumono i connotati dell’intolleranza e della xenofobia, sono sempre più giovani, anche minori, non appartenenti necessariamente a gruppi organizzati.
Il volume analizza gli aspetti normativi, non solo italiani, legati ai fenomeni di violenza negli stadi ed è arricchito da una ricerca effettuata dalla Facoltà di Psicologia 2 dell’Università “La Sapienza”, in collaborazione con il Centro Nazionale di Informazione sulle Manifestazioni Sportive, su di un campione di circa 2.000 studenti delle scuole medie superiori. Dall’indagine è emerso, tra l’altro, che i giovani che si trovano ad assistere a scene di violenza, soprattutto verbali, tendono a non parlarne con nessuno (poliziotti, famigliari, amici) se non a scuola, molto probabilmente trovando nel corpo insegnante l’interlocutore privilegiato. Si conferma, dunque, il ruolo strategico della scuola nella correzione di comportamenti e abitudini trasgressive per la prevenzione della violenza. Se dal lato operativo la violenza negli stadi è stata affrontata con efficienza, grazie a una matura condivisione della sicurezza tra forze di poli¬zia, società sportive, enti locali e associazioni, dall’altro si ha la consape¬volezza di vivere un momento storico difficile nel quale il domani è quanto mai incerto per i giovani. Da questo presupposto deve scaturire una ferma volontà di rinascita morale, di conferma della responsabilità comune per riattribuire credibilità e autorevolezza alle istituzioni e alle scuole.

2-immagine