Signor Ministro dell’Interno,

Signori Ministri, Onorevoli rappresentanti del Governo, rappresentanti delle Amministrazioni del Comparto Sicurezza e Difesa

 

desidero, innanzitutto, esprimere apprezzamento per l’apertura del secondo triennio contrattuale 2021/2023, che rappresenta un ulteriore passaggio significativo nel percorso di valorizzazione della dirigenza del Comparto Sicurezza e Difesa.

Sin dalla prima riunione del 26 giugno scorso, è emersa in modo chiaro una esigenza condivisa tra le parti: quella di trattare con visione unitaria i due trienni economici ormai scaduti, 2018/2020 e 2021/2023, al fine di restituire coerenza e tempestività al processo negoziale. Due cicli contrattuali che, per effetto del ritardo accumulato, non possono essere gestiti in modo separato senza il rischio di compromettere l’efficacia e l’equità dell’intervento.

In questo contesto, riteniamo importante riconoscere che il Governo ha mantenuto gli impegni assunti. In particolare, il riavvio delle procedure negoziali per l’area dirigenziale, promesso in occasione della sottoscrizione del contratto per il personale non dirigente nel dicembre scorso, è oggi realtà.

Un impegno che, per noi, non ha solo un valore tecnico, ma assume il peso di un patto di legislatura, sancito personalmente dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni il 16 novembre 2023, e che ha già prodotto risultati concreti: dal finanziamento per il triennio 2025/2027 destinato al restante personale, fino ad arrivare, con la legge di bilancio 2024, al maggiore stanziamento mai registrato per l’area dirigenziale dalla sua istituzione.

Tuttavia, se questa è la cornice di responsabilità politica che riconosciamo con convinzione, non possiamo ignorare un punto centrale: sarebbe un errore strategico non includere in una visione complessiva anche l’attuale triennio 2024/2026, che ha già superato la sua metà e che rappresenta il tempo presente, quello in cui oggi si esercitano responsabilità, rischi e decisioni quotidiane.

E proprio su questo triennio, il nostro giudizio non può che essere di insoddisfazione sul piano quantitativo. Le risorse stanziate, infatti, non sono ancora adeguate.

Per quanto riguarda la Polizia di Stato, lo sviluppo economico pro capite – al netto della perequazione con indennità già da tempo corrisposte in misura più elevata al restante personale del Comparto – si attesta a 157 euro lordi dipendente. Ma da questa cifra vanno ancora sottratte le risorse da destinare ai permessi e ai distacchi sindacali, arrivando a un valore effettivo di circa 60 euro netti mensili, per chi risponde direttamente, ogni giorno, della sicurezza dei cittadini e dell’ordine democratico del Paese. È evidente che ciò non è assolutamente adeguato.

Non lo è sul piano economico, non lo è sul piano simbolico, non lo è sul piano della giustizia contrattuale.

Per questo, chiediamo con determinazione una previsione di risorse aggiuntive per il triennio in corso, al fine di evitare ulteriori ed ingiustificabili squilibri rispetto al contratto del restante personale del Comparto. Si tratta di un finanziamento che, a fronte dei miliardi stanziati per i rinnovi contrattuali nel pubblico impiego, risulta nel suo ammontare complessivo pienamente sostenibile, sia nell’ambito di una Legge Finanziaria, sia attraverso un provvedimento specifico dedicato al personale delle Forze di Polizia.

In ultimo, ma non per importanza, vogliamo richiamare un impegno assunto formalmente dal Governo nello stesso accordo dello scorso dicembre, e che riteniamo oggi ancora più attuale: l’intervento normativo volto al superamento definitivo delle vigenti modalità di finanziamento dell’area negoziale dei dirigenti delle Forze di polizia a ordinamento civile e militare e delle Forze armate.

Tale disciplina, come noto, è rimasta inapplicata per effetto di interventi legislativi mirati che ne hanno sospeso l’efficacia, congelandone gli effetti potenzialmente distorsivi. In questo senso, va dato atto con favore che nel decreto-legge Milleproroghe, il Governo ha accolto l’emendamento presentato dal partito di maggioranza relativa, che ha prorogato fino al 31 dicembre 2026 la disapplicazione dei commi 5 e 6 dell’art. 46 del decreto legislativo n. 95 del 2017.

Questa decisione ha prodotto un impatto concreto e altamente positivo per la dirigenza della Polizia di Stato e della Polizia Penitenziaria, così come per gli Ufficiali Superiori dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e delle Forze Armate. In assenza della proroga, infatti, una parte consistente delle risorse destinate agli incrementi stipendiali fissi sarebbe stata assorbita per finanziare indennità accessorie, determinando una significativa riduzione dell’incremento annuo reale.

Ma ora è tempo di andare oltre la proroga. È tempo di costruire un nuovo modello di finanziamento, stabile e funzionale, che valorizzi in modo efficace le funzioni espletate dal personale dirigente e che sia coerente con il profilo, la responsabilità e la missione di chi rappresenta lo Stato in prima linea.

La dirigenza non chiede privilegi, ma equità e coerenza per le responsabilità che esercita.

Chiede di essere parte di un progetto istituzionale in cui professionalità e impegno quotidiano siano finalmente riconosciuti anche sul piano economico.

Confidiamo che questo tavolo possa essere il luogo in cui queste esigenze trovino ascolto, risposte e soluzioni.

 

Grazie per l’attenzione.

Enzo Marco Letizia

 

Discorso Anfp 24 luglio Funzione Pubblica