Nel nuovo scenario geopolitico, segnato da instabilità, conflitti regionali e da un continuo riposizionamento delle alleanze strategiche, la sicurezza nazionale assume un valore nuovo e più profondo: non è più una semplice funzione amministrativa, ma un bene pubblico essenziale, fondamento della libertà dei cittadini e della tenuta democratica della Repubblica. Difesa e sicurezza sono oggi vere e proprie infrastrutture immateriali dello Stato, che garantiscono la coesione civile, la continuità delle istituzioni e la credibilità internazionale del Paese. Investire in sicurezza, quindi, non significa sostenere una spesa, ma alimentare un capitale istituzionale e sociale indispensabile per il futuro della Nazione.
In questa prospettiva, il SIAP e l’ANFP hanno sottoposto al Parlamento una proposta che, nel solco della loro comune cultura di responsabilità istituzionale, mira a destinare una parte delle risorse già allocate alla funzione “Difesa” al finanziamento delle voci retributive accessorie riconducibili alla specificità professionale e ai rischi del personale del comparto sicurezza e difesa. Si tratta di un intervento fondato sull’articolo 19 della legge n. 183 del 2010, che riconosce la peculiare natura ordinamentale e funzionale delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, e che oggi richiede un adeguato completamento legislativo per trasformare un principio in un diritto concreto.
Il recente vertice NATO di Washington ha fissato un nuovo standard per i Paesi membri, con un impegno complessivo fino al 5% del PIL nazionale per la difesa e la sicurezza, e una soglia minima del 3,5% destinata ai requisiti fondamentali di difesa. Questo quadro rafforza la legittimità, anche sul piano interno, di ricondurre parte della spesa per la sicurezza nazionale all’interno della funzione difesa, valorizzando il contributo operativo e democratico delle Forze di polizia civili nella tutela del tessuto sociale e istituzionale. Dal punto di vista contabile, la proposta è pienamente coerente con la legge n. 196 del 2009 sulla contabilità pubblica e con i decreti presidenziali di recepimento della concertazione che già hanno introdotto le indennità di specificità. È inoltre compatibile con la nuova governance economica europea, che consente margini di flessibilità per spese legate alla sicurezza e alla difesa comune, e risulta neutra sotto il profilo finanziario, in quanto rientra nel limite del 5% del PIL già destinato alla funzione difensiva.
L’iniziativa si pone anche come risposta necessaria a un vincolo divenuto ormai anacronistico: il tetto al trattamento accessorio fissato nel 2016 dal decreto legislativo n. 75 del 2017. È giuridicamente possibile e politicamente doveroso prevedere, con norma specifica in sede di legge di bilancio, l’esclusione delle risorse destinate alla specificità da tale limite, al fine di restituire al personale la piena valorizzazione del proprio impegno e della propria funzione.
Riconoscere concretamente la specificità del comparto sicurezza e difesa significa attuare i principi di giusta retribuzione, eguaglianza sostanziale e buon andamento dell’amministrazione sanciti dalla Costituzione. Non si tratta di un privilegio, ma di una misura di equità e di responsabilità istituzionale, che ottimizza l’uso di risorse già disponibili per rafforzare la sicurezza e la stabilità del Paese.
La proposta congiunta di SIAP e ANFP unisce responsabilità internazionale e coerenza costituzionale. Da un lato contribuisce a consolidare la credibilità dell’Italia nel quadro NATO, dall’altro realizza la piena attuazione della legge 183/2010 e degli impegni assunti dallo Stato nei confronti dei cittadini. La sicurezza e la difesa non possono essere considerate variabili di bilancio, ma funzioni vitali di uno Stato democratico.
Istituire un Fondo nazionale per la specificità del comparto sicurezza e difesa significa compiere una scelta di visione e di lungimiranza: non un costo, ma un investimento; non una voce accessoria, ma una priorità strategica; non un beneficio di categoria, ma una responsabilità collettiva che lo Stato deve onorare.