Polizia: operatori indagati, Anfp e Siap per ‘doppio binario’ AGI – Roma, 22 lug. – L’iscrizione nel registro delle notizie di reato per fatti compiuti da appartenenti alle forze dell’ordine durante l’attivita’ di servizio, specie quando “assume una visibilita’ pubblica immediata, genera nell’opinione pubblica una distorsione grave e pericolosa: la sovrapposizione tra l’essere indagati e l’essere ritenuti colpevoli”. Con una duplice conseguenza: “da un lato si incrina l’immagine di neutralita’ e terzieta’ che dovrebbe caratterizzare l’intervento giudiziario; dall’altro, si danneggia profondamente la percezione sociale del lavoro svolto dagli operatori di polizia, i quali agiscono in contesti ad altissimo rischio, spesso in condizioni di emergenza e urgenza”. E’ quanto scrivono Enzo Letizia, segretario nazionale dell’Associazione nazionale funzionari polizia, e Giuseppe Tiani, segretario generale del Sindacato italiano appartenenti polizia, in una lettera indirizzata ai ministri dell’Interno e della Giustizia, Matteo Piantedosi e Carlo Nordio, e per conoscenza al capo della polizia Vittorio Pisani.
“Ci sono varie proposte volte a introdurre correttivi al meccanismo attuale – continuano i due leader sindacali dopo aver ricordato alcuni recenti episodi di cronaca – con l’intento di evitare che l’azione giudiziaria si trasformi, nei fatti, in un processo anticipato a carico degli appartenenti alle forze di polizia. In assenza di un equilibrio piu’ giusto tra l’adempimento del dovere e la responsabilita’ penale, l’attuale sistema rischia di diventare un disincentivo per chi opera ogni giorno a tutela della sicurezza collettiva”. (AGI) (Segue)

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AGI) – Roma, 22 lug. – “A cio’ si aggiunga – prosegue il testo – un ulteriore effetto collaterale preoccupante: la delegittimazione progressiva degli appartenenti alle forze di polizia riduce il rispetto e l’autorevolezza per operare efficacemente nei contesti piu’ difficili, in particolare in quelli ad alta densita’ criminale, dove si diffonde la percezione – e in certi ambienti si rafforza la convinzione – di un crescente senso di impunita’, che alimenta atteggiamenti provocatori e persino aggressivi nei confronti degli operatori in divisa”.
Tra le proposte attualmente al centro del dibattito, “emerge con forza quella di istituire un doppio binario per la gestione delle notizie di reato che riguardano appartenenti alle forze dell’ordine. In base a tale proposta, qualora siano fin dall’inizio ravvisabili elementi oggettivi che facciano ritenere applicabili cause di giustificazione – come l’adempimento di un dovere, l’uso legittimo delle armi, la legittima difesa o lo stato di necessita’ – non dovrebbe procedersi automaticamente all’iscrizione dell’operatore nel registro degli indagati, prevedendo nel contempo la possibilita’ di partecipare ai relativi accertamenti giudiziari. A rendere effettivo tale filtro, si ipotizza di attribuire la valutazione preliminare dell’iscrivibilita’ a una figura terza, esterna al pubblico ministero procedente, come ad esempio il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello. In questo modo si introdurrebbe un controllo preventivo di legalita’ e ragionevolezza, che permetta di accertare sin da subito la sussistenza o meno di una scriminante, evitando iscrizioni pretestuose o inutilmente gravose per chi ha agito nell’ambito dei doveri istituzionali”.

Polizia: operatori indagati, Anfp e Siap per ‘doppio binario’ (3)- Roma, 22 lug. – Letizia e Tiani giudicano “questa direzione di riforma pienamente condivisibile. Essa rappresenta una risposta concreta a un’esigenza reale e urgente: garantire agli operatori delle forze dell’ordine un quadro normativo piu’ equo e coerente con la specificita’ del loro ruolo, senza in alcun modo compromettere le garanzie costituzionali o il principio dell’uguaglianza davanti alla legge”.
Accanto alle proposte di carattere strutturale, vengono indicate anche “alcune misure integrative e immediatamente praticabili, capaci di mitigare i rischi di delegittimazione e di strumentalizzazione che oggi gravano sugli operatori di polizia coinvolti in procedimenti penali per fatti avvenuti nell’esercizio del servizio. In particolare, si propone di valutare una modifica dell’articolo 335 c.p.p., volta a consentire, in modo esplicito e motivato, la secretazione temporanea dell’iscrizione nel registro degli indagati, nei casi in cui essa riguardi appartenenti alle forze dell’ordine per fatti direttamente connessi a interventi d’istituto. Una simile previsione, gia’ coerente con la ratio di tutela dell’efficacia investigativa che sottende l’attuale disciplina, eviterebbe che la semplice iscrizione spesso dovuta, e non accompagnata da alcun accertamento definitivo si trasformi in una gogna mediatica che pregiudica l’onorabilita’ e la legittimita’ dell’intervento operato, ancor prima che siano acquisite le reali circostanze del fatto. Questa secretazione per un tempo determinato non rappresenterebbe un privilegio, ma una garanzia commisurata alla natura istituzionale della funzione esercitata, ove l’uso della forza e’ parte necessaria del dovere e non frutto di un’iniziativa privata”.
“La funzione di polizia non e’ un accessorio della giustizia penale – concludono i segretari di Anfp e Siap – ma un pilastro della tenuta democratica e della sicurezza nazionale. Garantirne il pieno esercizio significa proteggere, insieme ai singoli operatori, la credibilita’ stessa dello Stato e l’effettivita’ dei diritti di tutti i cittadini”. (AGI)