Una delegazione dell’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia, composta dal Presidente Emanuele Ricifari, dal Segretario Enzo Marco Letizia, i Vice segretari Girolamo Lacquaniti e Concetta Esposito ed il Consigliere Nazionale Pierpaolo Talani è stata ricevuta stamane dal Capo della Polizia Vittorio Pisani. Al Capo della Polizia è stato consegnato il documento che trovate in allegato, avendo modo di specificare l’importanza strategica degli obiettivi indicati. Il Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Vittorio Pisani ha assicurato il proprio personale impegno nel contribuire affinché le istanze rappresentate possano essere realizzate ritenendole funzionali non solo per la categoria ma per la stessa Amministrazione.

 

Oggetto: principali problematiche che interessano la categoria dei Funzionari della Polizia di Stato.

 

Signor Capo della Polizia,

l’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia persegue da sempre, in via esclusiva, come propri obiettivi fondamentali, il miglioramento e la valorizzazione dello status giuridico dei Funzionari ordinari e tecnici e dei Medici della Polizia di Stato, affinché, per ciascuna delle predette carriere, trovino concreta affermazione le ineludibili specificità che le caratterizzano.

In tale contesto, particolare attenzione è stata costantemente attribuita al ruolo ed alla centralità che il nostro ordinamento ha formalmente riconosciuto al Questore, nella sua qualità di Autorità provinciale e locale di pubblica sicurezza, con ciò accogliendo un principio fondamentale per lo Stato di diritto, in linea con tutte le più avanzate democrazie europee, per effetto del quale la gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica deve essere affidata ad una forza di polizia civile.

La dialettica sindacale, il confronto, hanno progressivamente favorito la trasformazione di un’identità e di un complessivo sistema di relazioni in un modello di sicurezza partecipata, che vede nel contributo delle diverse componenti della società civile uno strumento indispensabile, all’interno di un sistema integrato e non più autoreferenziale.

Nel rinnovato assetto ed alla luce dei valori costituzionali, il rapporto tra la sicurezza e le libertà si pone in termini di strumentalità della prima rispetto alle seconde.

Ciò ha trovato, del resto, conferma nell’art. 24 della Legge n. 121/81, che pone espressamente l’esercizio delle funzioni della Polizia di Stato al servizio delle istituzioni democratiche e dei cittadini, dei quali essa ha il compito di sollecitare la collaborazione. Il legislatore, quindi, ha voluto formalmente attribuire alla Polizia di Stato un ruolo proattivo nella costruzione di un rapporto di fiducia e di dialogo con la società civile, che segna una netta evoluzione ed una chiara discontinuità rispetto al modello di relazione, per così dire, “statica”, configurato dall’art. 1 del T.U. delle leggi di pubblica sicurezza.

La disposizione in argomento aggiunge, inoltre, che compito fondamentale della Polizia di Stato è quello di tutelare l’esercizio delle libertà e dei diritti e, al contempo, l’ordine e la sicurezza pubblica, delineando, dunque, un quadro in cui all’Autorità di pubblica sicurezza è quotidianamente attribuita la difficile responsabilità di garantire che il libero esercizio dei diritti dei singoli non si traduca impropriamente in un potenziale pregiudizio per la collettività, per lo Stato e per le sue istituzioni democratiche.

La funzione principale dell’Autorità di P.S. e, quindi, della Dirigenza della Polizia di Stato, è quella di saper intercettare, individuare e distinguere, con equilibrio ed oculatezza, quali comportamenti siano suscettibili di determinare un pregiudizio per l’ordine pubblico, per l’ordine democratico e per le istituzioni dello Stato e quali, invece, costituiscano libera e legittima espressione dei diritti riconosciuti ai singoli, nel regolare svolgimento della vita civile, in un ordinamento democratico.

Si tratta, inevitabilmente, di un sistema dinamico, che impone di guardare con la necessaria attenzione alle evoluzioni dei bisogni e delle possibili criticità, aggiornando anche il quadro normativo che individua i poteri e gli strumenti attribuiti al Questore.

La figura del Questore – oltre ad assumere un’indiscutibile valenza identitaria – rappresenta l’apice del complesso modello organizzativo della Dirigenza della Polizia di Stato, in tutte le sue articolazioni e le sue qualifiche. Essa sarebbe priva di efficacia, forza ed efficienza, se non potesse contare su una rete di Funzionari cui è affidata ogni giorno, nei più disparati e difficili contesti, su tutto il territorio nazionale, la gestione dell’ordine pubblico, dei flussi migratori, la prevenzione e la repressione dei reati, il contrasto al terrorismo, il controllo del territorio, il soccorso pubblico ed anche  il rapporto con un’umanità spesso dolente e in difficoltà, rispetto alla quale è necessario saper mostrare empatia, comprensione e rispetto.

A chi gestisce tali delicate e rilevanti responsabilità, che comportano onerosi impegni ed elevatissima professionalità, è indispensabile saper riconoscere il giusto compenso, oltre che un’adeguata riduzione dei disagi connessi alla mobilità ed ai frequenti sacrifici familiari.

Per queste ragioni, riteniamo opportuno riassumere di seguito i necessari interventi di cui sollecitiamo l’adozione a tutela della nostra categoria:

  • riprendere i lavori del contratto per la Dirigenza della Polizia di Stato, atteso ormai da sei anni, che sappia valorizzarne la professionalità, perequando le indennità per le quali un Dirigente percepisce oggi un compenso addirittura inferiore rispetto a quello del restante personale ed introducendo apposite indennità per le specifiche funzioni svolte;
  • abrogare il comma 5 e la seconda parte del comma 6 dell’art. 46 del decreto legislativo n. 95/2017, disapplicati fino al 31 dicembre 2023, poiché la loro attuazione comporterebbe un peggioramento del trattamento economico, andando ad incidere negativamente sull’adeguamento Istat e dunque sugli stipendi delle qualifiche dirigenziali, in aperto contrasto con i principi sanciti dal “riordino delle carriere”, che impedisce ogni riduzione del trattamento stipendiale del personale;
  • corrispondere ai 23 anni di servizio effettivo nella carriera dei Funzionari le relative classi stipendiali, eliminando il differimento del pagamento ai 25 anni di servizio. In tal modo si eviterebbero gli effetti negativi dell’inflazione e si eliminerebbero quelli, particolarmente penalizzanti ai fini pensionistici, che colpiscono i colleghi collocati in quiescenza, per limiti di età, tra il ventitreesimo ed il venticinquesimo anno di servizio;
  • adeguare al valore di mercato il rimborso del canone mensile corrisposto per la locazione di un appartamento in caso di trasferimento d’ufficio, ormai completamente fuori mercato persino nei piccoli centri ed avviare un’efficace politica d’implementazione degli alloggi di servizio;
  • garantire entro tempi certi il pagamento dello straordinario reso in esubero rispetto al monte ore, poiché orami il ricorso al lavoro straordinario costituisce la normalità per qualunque ufficio di polizia, a causa della cronica carenza di personale e mezzi per cui numerose sono le questioni emergenti nel quotidiano;
  • cancellare definitivamente il taglio dell’organico dei Primi Dirigenti, introdotto nel maggio 2017, riportando i posti nella qualifica a 709, oggi sono 686. Non è solo una questione relativa all’avanzamento di qualifica, ma riguarda anche la risposta alla domanda di sicurezza dei cittadini che solo una classe dirigente di polizia presente sul territorio, preparata, motivata e con esperienza può garantire;
  • dirigenzializzazione della qualifica di Commissario Capo, sia ordinari che tecnici e medici, poiché per accedere al ruolo è richiesto il possesso di una laurea di livello magistrale, superare un duro concorso selettivo ed un corso di formazione biennale, con il conseguimento di un master in scienze della sicurezza. Al riguardo, si rammenta che il requisito di una laurea magistrale è sufficiente per accedere alle carriere dirigenziali dei prefettizi, dei diplomatici e dei direttori degli istituti penitenziari;
  • sollecitare un intervento normativo per il riconoscimento ai fini pensionistici sia della laurea, senza riscatto, sia dei quattro anni di corso per gli allievi aspiranti Vice Commissari, al pari dei frequentatori delle accademie militari, giacché la giurisprudenza, fino ad oggi, si è preoccupata più delle esigenze di bilancio che dell’ingiustizia che colpisce i Funzionari della Polizia di Stato;
  • stimolare l’intervento del Governo affinché si sani l’ingiusto differimento del TFS. Infatti, con un’inflazione alta, il differimento e la rateizzazione in tre tranches del TFS, di cui la prima è corrisposta dopo un anno dal collocamento in pensione, ha determinato, negli ultimi due anni, una svalutazione del 14% della liquidazione, a cui si è sommata la lievitazione del costo bancario della cessione del TFS;
  • sollecitare l’attuazione del comma 95, dell’art. 1 della legge n. 234/2021, che ha istituito un fondo destinato all’adozione di provvedimenti normativi dedicati al comparto sicurezza e difesa, in cui è previsto l’adeguamento dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo a quelli attualmente in vigore per il collocamento in pensione per raggiunti limiti di età dei pubblici dipendenti;
  • stipulare un protocollo d’intesa tra la Polizia di Stato e l’I.N.P.S., al fine di istituire una comune unità organizzativa centrale, per la gestione delle delicate procedure pensionistiche. A tale riguardo, si rappresenta che l’Arma dei Carabinieri nel 2017 e la Guardia di Finanza nel 2019 hanno già costituito, d’intesa con l’I.N.P.S., poli di gestione delle pratiche pensionistiche, tesi a garantire sia la continuità di pagamento tra l’ultimo stipendio e la prima pensione sia il versamento delle quote del TFS senza ritardo;
  • intervenire per corrispondere ai Dirigenti della Polizia di Stato, ordinari, tecnici e medici, gli incentivi previsti dal codice degli appalti, in quanto è mancato il riconoscimento della relativa specificità ai fini della tutela economica, come previsto dall’art 19 della legge n. 183/2010. In sostanza, quindi, il personale non dirigente arriverebbe a percepire, in settori strategici, una retribuzione complessiva superiore alle prime qualifiche dirigenziale;
  • stimolare l’emanazione del D.P.C.M. concernente la percentuale dell’adeguamento annuale previsto dall’art. 24, co. 1, della legge n. 448/1998 (cd. Adeguamento Istat), entro il 30 aprile di ogni anno, come sancito dal medesimo articolo, affinché si riducano gli effetti negativi dell’inflazione sui relativi incrementi stipendiali;
  • rivedere i criteri utilizzati ai fini del conferimento delle ricompense nei confronti dei Funzionari della Polizia di Stato. Troppo spesso, infatti, pur trattandosi indiscutibilmente di un lavoro di squadra, nel quale la direzione, il coordinamento, la supervisione, le capacità relazionali e le competenze giuridiche non contano certo meno di quelle tecniche ed operative, è proprio il “capitano del team” ad essere ingiustamente estromesso dal riconoscimento premiale. Si tratta di una conseguenza a dir poco paradossale che non tiene nella dovuta considerazione le peculiarità professionali che caratterizzano ciascuna qualifica e ciascun ruolo all’interno della stessa squadra. E non si tratta di un problema di poco momento, perché la frequente obliterazione del fondamentale ruolo attribuito ai Funzionari è causa di malcontento e frustrazione, proprio in coloro che, oltre ad avere responsabilità gestionali e di coordinamento dell’ufficio, sono chiamati anche a saper muovere le giuste leve motivazionali nei propri collaboratori. Inoltre, è importante anche ampliare la tipologia delle attività oggetto di riconoscimento.
  • è divenuto ormai indifferibile provvedere al rinnovo dei capi dell’uniforme destinata ai Funzionari, per i quali – a differenza degli Ufficiali delle altre Forze di Polizia e delle Forze Armate – non è ormai da tempo previsto nemmeno un soprabito che possa proteggerli dalle rigide temperature invernali, con conseguente alternativa tra rischiare malanni di vario tipo e gravità o rispolverare capi vetusti e fuori ordinanza, che certo non contribuiscono a veicolare un’immagine di autorevolezza ed omogeneità;
  • in ultimo, ma non per ultimo, occorre aprire una profonda riflessione sulla retribuzione annua complessiva dei Funzionari di Polizia e delle qualifiche equiparate del ruolo tecnico e medico, tesa ad incrementare il valore degli assegni fissi e continuativi, in quanto il trattamento economico complessivo, soprattutto nelle qualifiche inziali, è inferiore rispetto a quelle delle altre categorie dirigenziali del pubblico impiego, con ricadute negative sul montante contributivo ai fini pensionistici, tanto che in questo scenario, il capitale umano dotato di elevate competenze tecniche e specialistiche tende a spostarsi verso altre Pubbliche Amministrazioni.

Per avere maggiore cura delle delicate e strategiche funzioni connesse al trattamento economico sarebbe certamente più funzionale che presso il TEP fossero impiegati anche Funzionari di P.S. con qualifica dirigenziale.

L’adeguato riconoscimento e la motivazione delle donne e degli uomini della Polizia di Stato su cui ricadono le maggiori responsabilità per la tutela della sicurezza della collettività e del Paese, oltre che rappresentare un fondamentale atto di giustizia, costituisce una leva esponenziale, i cui effetti positivi sono in grado di incidere direttamente sull’efficienza e sull’efficacia dei servizi resi dalla nostra Amministrazione.

Roma, 2 novembre 2023

Enzo Letizia

 

LETTERA CAPO POLIZIA 2 NOVEMBRE