21 luglio 2025 – 46° anniversario dell’uccisione del Vice Questore Boris Giuliano
L’intelligenza investigativa che segnò una svolta. Cosa nostra uccideva chi sapeva colpirla.

Nel ricordare il Vice Questore Boris Giuliano, assassinato il 21 luglio 1979 a Palermo, l’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia rende omaggio a un investigatore che non fu solo un simbolo, ma uno spartiacque operativo nella lotta alla criminalità organizzata.

Boris Giuliano non fu ucciso per quello che rappresentava, ma per quello che stava facendo. La sua era una minaccia concreta, imminente e sistemica per Cosa nostra. Aveva intuito, prima di molti, che la mafia si sarebbe evoluta nella sua proiezione finanziaria e internazionale. Lavorava su piste che toccavano traffici internazionali di stupefacenti, intrecci bancari, rotte estere e riciclaggio. Aveva iniziato a costruire dossier, relazioni tra nomi e movimenti, persone e denaro. In altre parole: stava arrivando al cuore pulsante della mafia moderna.

Cosa nostra, nella sua spietata lucidità, ha sempre scelto di colpire quando lo Stato mostrava di poterla colpire davvero. Non spara solo per intimidire, ma anche per difendersi quando si sente in pericolo, così fu per Boris Giuliano.

La sua uccisione fu quindi un tragico riconoscimento di efficacia. Ma anche l’inizio di una nuova consapevolezza: l’investigazione moderna, fondata sull’analisi, la cooperazione internazionale e la lettura economica dei fenomeni mafiosi, era la strada giusta.

La memoria di Boris Giuliano, a 46 anni dalla sua morte, non può fermarsi alla commemorazione. Deve diventare metodo. Deve diventare formazione. Deve diventare parte viva della cultura professionale e istituzionale delle forze di polizia. Perché lo Stato vince non solo quando arresta, ma quando comprende. E Boris Giuliano aveva compreso prima degli altri. Così in una nota Enzo Letizia segretario dell’associazione nazionale funzionari di polizia.

Boris Giuliano: funzionari, spartiacque operativo lotta a mafia (AGI) – Roma, 21 lug. – “Nel ricordare il vice questore Boris Giuliano, assassinato il 21 luglio 1979 a Palermo, l’Associazione nazionale funzionari di polizia rende omaggio a un investigatore che non fu solo un simbolo, ma uno spartiacque operativo nella lotta alla criminalita’ organizzata”.
Cosi’ in una nota Enzo Letizia, segretario dell’Associazione.
“Boris Giuliano – sottolinea Letizia – non fu ucciso per quello che rappresentava, ma per quello che stava facendo. La sua era una minaccia concreta, imminente e sistemica per Cosa nostra.
Aveva intuito, prima di molti, che la mafia si sarebbe evoluta nella sua proiezione finanziaria e internazionale. Lavorava su piste che toccavano traffici internazionali di stupefacenti, intrecci bancari, rotte estere e riciclaggio. Aveva iniziato a costruire dossier, relazioni tra nomi e movimenti, persone e denaro. In altre parole: stava arrivando al cuore pulsante della mafia moderna”.
“Cosa nostra, nella sua spietata lucidita’, ha sempre scelto di colpire quando lo Stato mostrava di poterla colpire davvero – ricorda il leader sindacale – Non spara solo per intimidire, ma anche per difendersi quando si sente in pericolo, cosi’ fu per Boris Giuliano. La sua uccisione fu quindi un tragico riconoscimento di efficacia. Ma anche l’inizio di una nuova consapevolezza: l’investigazione moderna, fondata sull’analisi, la cooperazione internazionale e la lettura economica dei fenomeni mafiosi, era la strada giusta. La memoria di Boris Giuliano, a 46 anni dalla sua morte, non puo’ fermarsi alla commemorazione. Deve diventare metodo. Deve diventare formazione. Deve diventare parte viva della cultura professionale e istituzionale delle forze di polizia. Perche’ lo Stato vince non solo quando arresta, ma quando comprende. E Boris Giuliano aveva compreso prima degli altri”. (AGI)
Anfp, ‘Boris Giuliano spartiacque nella lotta alle mafie’

‘Ucciso perche’ era una minaccia concreta per Cosa nostra’ (ANSA) – ROMA, 21 LUG – Nel ricordare il vice questore Boris Giuliano, assassinato il 21 luglio 1979 a Palermo, l’Associazione nazionale funzionari di polizia rende omaggio “ad un investigatore che non fu solo un simbolo, ma uno spartiacque operativo nella lotta alla criminalita’ organizzata”.
Boris Giuliano, sottolinea l’Anfp, “non fu ucciso per quello che rappresentava, ma per quello che stava facendo. La sua era una minaccia concreta, imminente e sistemica per Cosa nostra.
Aveva intuito, prima di molti, che la mafia si sarebbe evoluta nella sua proiezione finanziaria e internazionale. Lavorava su piste che toccavano traffici internazionali di stupefacenti, intrecci bancari, rotte estere e riciclaggio. Aveva iniziato a costruire dossier, relazioni tra nomi e movimenti, persone e denaro. In altre parole: stava arrivando al cuore pulsante della mafia moderna”.
“Cosa nostra – prosegue – nella sua spietata lucidita’, ha sempre scelto di colpire quando lo Stato mostrava di poterla colpire davvero. Non spara solo per intimidire, ma anche per difendersi quando si sente in pericolo, cosi’ fu per Boris Giuliano. La sua uccisione fu quindi un tragico riconoscimento di efficacia. Ma anche l’inizio di una nuova consapevolezza: l’investigazione moderna, fondata sull’analisi, la cooperazione internazionale e la lettura economica dei fenomeni mafiosi, era la strada giusta”. (ANSA).

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Mafia: Anfp, ‘da Boris Giuliano intelligenza investigativa che segnò una svolta’

”Nel ricordare il vice questore Boris Giuliano, assassinato il 21 luglio 1979 a Palermo, l’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia rende omaggio a un investigatore che non fu solo un simbolo, ma uno spartiacque operativo nella lotta alla criminalità organizzata. Boris Giuliano non fu ucciso per quello che rappresentava, ma per quello che stava facendo. La sua era una minaccia concreta, imminente e sistemica per Cosa nostra. Aveva intuito, prima di molti, che la mafia si sarebbe evoluta nella sua proiezione finanziaria e internazionale. Lavorava su piste che toccavano traffici internazionali di stupefacenti, intrecci bancari, rotte estere e riciclaggio. Aveva iniziato a costruire dossier, relazioni tra nomi e movimenti, persone e denaro. In altre parole: stava arrivando al cuore pulsante della mafia moderna”. Così in una nota Enzo Letizia, segretario dell’associazione nazionale funzionari di polizia.

”Cosa nostra, nella sua spietata lucidità, ha sempre scelto di colpire quando lo Stato mostrava di poterla colpire davvero – aggiunge – Non spara solo per intimidire, ma anche per difendersi quando si sente in pericolo, così fu per Boris Giuliano. La sua uccisione fu quindi un tragico riconoscimento di efficacia. Ma anche l’inizio di una nuova consapevolezza: l’investigazione moderna, fondata sull’analisi, la cooperazione internazionale e la lettura economica dei fenomeni mafiosi, era la strada giusta. La memoria di Boris Giuliano, a 46 anni dalla sua morte, non può fermarsi alla commemorazione. Deve diventare metodo. Deve diventare formazione. Deve diventare parte viva della cultura professionale e istituzionale delle forze di polizia. Perché lo Stato vince non solo quando arresta, ma quando comprende. E Boris Giuliano aveva compreso prima degli altri”.