“Dobbiamo rilevare come il dibattito relativo alla norma che introduce nel nostro ordinamento il reato di tortura si sta evolvendo in una contesa ideologica .” Così Enzo Letizia inizia la sua riflessione dopo le ulteriori polemiche sull’introduzione della legge che sta proseguendo il suo iter per essere approvata.
“Ormai sembrano esserci due schieramenti contrapposti per i quali i poliziotti sono naturalmente predisposti a torturare le persone e chi ritiene che i Poliziotti debbano godere di totale libertà d’azione”. “Il problema,” prosegue il segretario “ è che da queste posizioni non può scaturire niente di buono. La questione preliminare è che il reato di tortura è una previsione normativa che ben può e deve trovare spazio in un ordinamento democratico. Questo per sgombrare il campo a erronee interpretazioni.” “La questione seria è: quali comportamenti, in concreto, integreranno il reato di tortura? Perché se per tortura immaginiamo il pestaggio violento e continuato di persone immobili e non in grado di difendersi non abbiamo dubbi sulla necessità (non semplice opportunità) di questa legge.” “ Viceversa, temiamo, questo sì, che nelle fattispecie concrete per il reato di tortura si possano includere interrogatori dove magari si alza il tono della voce, oppure che possano durare per diverse ore. Così come temiamo, lo diciamo altrettanto chiaramente, gli interventi in cui la forza è necessaria per vincere soggetti che resistono con violenza alle forze dell’ordine.” “Chi ha conoscenza della realtà conosce benissimo quanto sia difficile trattenere una persona a terra che, magari spinta dai fumi dell’alcool o della droga, persiste nel tentativo di darsi alla fuga. Il poliziotto o i poliziotti che con il loro peso bloccano persone già a terra saranno indagati con l’ipotesi di tortura?” Perché al di là delle motivazioni ideologiche di molti, la realtà si compone di fattispecie concrete alle quali dover applicare o meno una norma penale, nella fattispecie la tortura.”
“Ecco perché” conclude Letizia, “condividiamo in toto le affermazioni del Capo della Polizia, Gabrielli, allorquando richiama l’attenzione sul fatto di non far gravare sui poliziotti le tensioni sociali ed ideologiche su un tema importante come quello dei diritti civili e, soprattutto, ricordando come nei paesi evoluti e democratici, come il nostro, in cui il reato di tortura è previsto, altrettanto chiare e molto gravi, sono le conseguenze per quanti usano violenza o resistono anche passivamente, alle azioni delle forze dell’ordine.”
“Non di proclami ideologici ma di certezza del diritto abbiamo bisogno tutti, poliziotti e cittadini.”

 

Tortura: Funzionari Polizia, dibattito è ormai contesa ideologica

Roma, 26 mag. (AdnKronos) “Dobbiamo rilevare come il dibattito relativo alla norma che introduce nel nostro ordinamento il reato di tortura si sta evolvendo in una contesa ideologica”. Lo sottolinea Enzo Letizia, segretario nazionale dell’Anfp. Associazione Nazionale Funzionari di Polizia, riferendosi alle polemiche sull’introduzione della legge che sta proseguendo il suo iter per essere approvata. “Ormai sembrano esserci due schieramenti contrapposti per i quali i poliziotti sono naturalmente predisposti a torturare le persone e chi ritiene che i Poliziotti debbano godere di totale libertà d’azione. Il problema – prosegue -è che da queste posizioni non può scaturire niente di buono. La questione preliminare è che il reato di tortura è una previsione normativa che ben può e deve trovare spazio in un ordinamento democratico. Questo per sgombrare il campo a erronee interpretazioni.”
“La questione seria è: quali comportamenti, in concreto, integreranno il reato di tortura? Perché se per tortura immaginiamo il pestaggio violento e continuato di persone immobili e non in grado di difendersi non abbiamo dubbi sulla necessità (non semplice opportunità) di questa legge”, rileva Letizia. “Viceversa, temiamo, questo sì, che nelle fattispecie concrete per il reato di tortura si possano includere interrogatori dove magari si alza il tono della voce, oppure che possano durare per diverse ore. Così come temiamo, lo diciamo altrettanto chiaramente, gli interventi in cui la forza è necessaria per vincere soggetti che resistono con violenza alle forze dell’ordine.”
“Chi ha conoscenza della realtà conosce benissimo quanto sia difficile trattenere una persona a terra che, magari spinta dai fumi dell’alcool o della droga, persiste nel tentativo di darsi alla fuga. Il poliziotto o i poliziotti che con il loro peso bloccano persone già a terra saranno indagati con l’ipotesi di tortura?” Perché al di là delle motivazioni ideologiche di molti, la realtà si compone di fattispecie concrete alle quali dover applicare o meno una norma penale, nella fattispecie la tortura.”
“Ecco perché -conclude Letizia- condividiamo in toto le affermazioni del Capo della Polizia, Gabrielli, allorquando richiama l’attenzione sul fatto di non far gravare sui poliziotti le tensioni sociali ed ideologiche su un tema importante come quello dei diritti civili e, soprattutto, ricordando come nei paesi evoluti e democratici, come il nostro, in cui il reato di tortura è previsto, altrettanto chiare e molto gravi, sono le conseguenze per quanti usano violenza o resistono anche passivamente, alle azioni delle forze dell’ordine. Non di proclami ideologici ma di certezza del diritto abbiamo bisogno tutti, poliziotti e cittadini”.

 

 

Tortura: Funzionari Polizia, non ideologia ma certezza diritto
(ANSA) – ROMA, 26 MAG – “Dobbiamo rilevare come il dibattito relativo alla norma che introduce nel nostro ordinamento il reato di tortura si sta evolvendo in una contesa ideologica.” Così Enzo Letizia inizia la sua riflessione dopo le polemiche sull’introduzione della legge che sta proseguendo il suo iter per essere approvata. “Ormai sembrano esserci due schieramenti contrapposti per i quali i poliziotti sono naturalmente predisposti a torturare le persone e chi ritiene che i Poliziotti debbano godere di totale libertà d’azione” dice ancora Letizia. “Il problema,” prosegue il segretario “è che da queste posizioni non può scaturire niente di buono. La questione preliminare è che il reato di tortura è una previsione normativa che ben può e deve trovare spazio in un ordinamento democratico. Questo per sgombrare il campo a erronee interpretazioni.” “La questione seria è: quali comportamenti, in concreto, integreranno il reato di tortura? Perché se per tortura immaginiamo il pestaggio violento e continuato di persone immobili e non in grado di difendersi non abbiamo dubbi sulla necessità (non semplice opportunità) di questa legge.” “Viceversa, temiamo, questo sì, che nelle fattispecie concrete per il reato di tortura si possano includere interrogatori dove magari si alza il tono della voce, oppure che possano durare per diverse ore. Così come temiamo – dice ancora – gli interventi in cui la forza è necessaria per vincere soggetti che resistono con violenza alle forze dell’ordine.” “Chi ha conoscenza della realtà conosce benissimo quanto sia difficile trattenere una persona a terra che, magari spinta dai fumi dell’alcool o della droga, persiste nel tentativo di darsi alla fuga. Il poliziotto o i poliziotti che con il loro peso bloccano persone già a terra saranno indagati con l’ipotesi di tortura? Perché al di là delle motivazioni ideologiche di molti, la realtà si compone di fattispecie concrete alle quali dover applicare o meno una norma penale, nella fattispecie la tortura”. “Non di proclami ideologici ma di certezza del diritto abbiamo bisogno tutti, poliziotti e cittadini” conclude Letizia.(ANSA).