Questa corsa all’armamento non convenzionale dei Comuni, pur in vista delle nuove attribuzioni dei sindaci, dovrebbe essere oggetto di approfondite riflessioni politiche, sia in ragione delle conseguenze sui cittadini, sia in termini di compatibilità generale tra le preminenti funzioni svolte dalla polizia municipale e questo tipo d’armamento, sia infine con riguardo ai costi che discenderanno per la finanza locale non tanto per l’acquisto delle armi quanto per l’addestramento ed aggiornamento del personale al loro utilizzo da cui non si può prescindere.
Queste considerazioni generali ci inducono a guardare con molta attenzione i lavori parlamentari, soprattutto quando si propongono modifiche legislative volte alla “liberalizzazione” del commercio, della detenzione e del porto degli spray al peperoncino senza nessun controllo da parte dell’Autorità di Pubblica Sicurezza, con la suggestiva motivazione che tali vere e proprie armi siano definibili “dispositivi d’autodifesa” (e, dunque, sottratte alla disciplina generale in materia di armi), siccome – del tutto a torto – ritenute innocue anche se, contraddittoriamente, destinabili a respingere le aggressioni .
Così non è! In termini calcistici, anzi, può dirsi che si sta offrendo un assist alla criminalità, specie alla c.d. delinquenza da strada. Il balordo, che oggi può essere fermato e denunciato per porto d’armi, domani potrà avere con sé tali prodotti senza temere alcuna conseguenza in caso di controlli da parte delle Forze dell’Ordine.

Perciò, fin dalla presentazione dell’emendamento al Senato, abbiamo tentato di sensibilizzare sia l’opinione pubblica sia le istituzioni rispetto alle ripercussioni negative sulla sicurezza dei cittadini. Al riguardo, abbiamo invitato il Ministro dell’Interno, Roberto Maroni, i Presidenti ed i Capigruppo della I e II Commissione i Capigruppo della Camera dei Deputati a ben riflettere sull’emendamento che liberalizza gli spray urticanti a base di peperoncino poiché aprirebbe la strada alla libera vendita ed al porto in luoghi pubblici di uno strumento in grado di paralizzare l’azione del soggetto colpito per alcuni minuti, ed i cui effetti possono durare fino a 40 minuti. La nota è stata inviata nuovamente al Ministro ripetendo sostanzialmente i medesimi contenuti ed accompagnata da un dossier aggiornato con ricerche e documenti che rafforzano la nostra contrarietà alla liberalizzazione delo spray all’O.C..
Una ricerca bibliogafica sugli spray antiaggressione ha rivelato che gli studi scientifici condotti su tale argomento risultano concordi sugli effetti che l’irrorazione di tali prodotti può provocare, ovvero lesioni a carico delle vie aeree e conseguente infiammazione delle vie respiratorie, iniziale trasformazione tumorale, lesioni corneali, causa di morte in soggetti cardiopatici, malati di asma o con altri problemi respiratori.L’accecamento e l’irritazione da essi prodotti sono, quindi, tanto forti da provocare, nella migliore delle ipotesi, l’incapacità temporanea a difendersi delle persone contaminate; infatti, come già detto stupratori, rapinatori, assassini , terroristi e piccoli e grandi bulli… ringrazierebbero.
Infine, un ampia cronologia di fatti di cronaca dal ’95 ad oggi, avvalora la tesi di questa Associazione che liberalizzando gli strumenti al capsicum rischia un effetto boomerang per la pubblica sicurezza, con ricadute evidentemente negative.

A cura Ufficio stampa A.N.F.P.
con la collaborazione di:
Dott. Cristiano Cardarello
specializzato in Patologia Clinica
Dott.ssa Erika Bucca, Sociologa

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