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Chi opera quotidianamente sul territorio ha imparato a riconoscere l’efficacia degli strumenti, dei deterrenti, delle misure concrete che è necessario mettere in campo a tutela della sicurezza dei cittadini. Per questo motivo apprezziamo e intendiamo sostenere concretamente la determinata azione del ministro Maroni, cui va la nostra solidarietà, che vuole rendere operativa la tessera del tifoso, strumento indispensabile per allontanare i violenti “di professione” dagli stadi e che compromettono lo svolgersi di un nobile sport.
La guerriglia urbana messa in campo ieri sera a Bergamo da bande di teppisti organizzati contro il ministro dell’Interno, ci indigna. Ma dimostra chiaramente la debolezza dei violenti abituali, dei condannati per reati da stadio, dei colpiti da daspo ed dei sorvegliati speciali, messi alle corde e condannati inesorabilmente all’isolamento: infatti l’esclusione dagli stadi compromette e impoverisce il loro ascendente sui gruppi d’appartenenza.
La violenza scatenata contro il ministro si rivela come un ultimo, disperato quanto inutile, tentativo volto a esercitare una pressione tracotante per fermare il progetto della tessera del tifoso, con un diktat ricattatorio e infame.
E allora è indispensabile che le società di calcio escano da una ambiguità che potrebbe rivelarsi complice. Facciano fino in fondo la “propria parte” stando dalla parte degli sportivi e dei cittadini: diano una corretta informazione e promuovano senza equivoci la tessera del tifoso.
Finora, stando ai dati, solo il Milan con le sue 220.000 tessere appare aver mostrato di credere fin dall’inizio nel progetto, sostenendolo i tutti i suoi clubs.
I fatti di ieri sera a Bergamo sono l’epilogo di un clima ostile nell’adozione della tessera del tifoso che in un passato recente ha trovato sponda nel mondo delle società sportive e persino in certi calciatori.


Roma, 26 agosto 2010

Ripreso da agi, velino, ansa, apcom, adnkronos

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