“Dateci norme specifiche per combattere i rave party. Così siamo a mani nude”

A colloquio con il segretario nazionale dell’Anfp che suggerisce di imitare Francia e Gran Bretagna.  “Ora come ora in Italia non esiste una norma ad hoc e siamo diventati la meta dell’Internazionale dei ravers”

di Claudia Fusani

La richiesta è precisa: “Basta strumentalizzazioni e scaricabarile. Alla politica, sempre così attenta ai fenomeni quando però sono già evidenti, chiediamo gli strumenti legislativi, preventivi più che repressivi, indispensabili per combattere il network che organizza rave party in tutta Europa e soprattutto in Italia visto che siamo tra i pochi paesi appetibili per questi raduni dove non esiste una legge che ne impedisca la realizzazione”. Enzo Letizia è il segretario dell’Associazione nazionale funzionari di polizia, il sindacato dei quadri della polizia di stato a cui aderiscono il 70 per cento di questori, vicequestore e funzionari.

Superata l’emergenza, non il problema L’emergenza Valenzano è, si può dire, superata. La tenuta intorno al lago di Mezzano, nel viterbese, dove per cinque giorni si sono radunate circa ottomila persone in arrivo da tutta Europa tra musica sparata a mille, sballi con varie sostanze, alcol e cibo – è stata finalmente sgomberata. Il bilancio è pesante: un morto, una dozzina in coma etilico, un paio di denunce di stupro, carcasse di cani abbandonate in giro collassati per il sole, una montagna di rifiuti che solo ieri è stata rimossa. I danni sono tanti e non si sa chi li pagherà perché sarà difficile incastrare quel pugno di partecipanti identificati, qualche centinaio su ottomila, e denunciati per violazione di proprietà privata, allaccio abusivo alla corrente. L’emergenza ora si è però moltiplicata: i ravers divisi in gruppi più piccoli si stanno accampando dove capita tra la Maremma e l’alto Lazio. Questo crea problemi di ordine pubblico con i turisti che vedono spiagge e località improvvisamente occupate dai ravers. E crea soprattutto allarme sanitario e il rischio che partano cluster di contagio Covid nei luoghi dove passano e si fermano i ravers. Ieri è stato deciso di potenziare il sevizio tamponi (gratuito) nelle zone della base Toscana e dell’alto Lazio.

Risolvere il problema a monte “Ma – osserva Letizia – sono tutti tentativi di contenimento a valle che non risolvono il problema a monte. L’unica soluzione è che anche l’Italia assuma il prima possibile una legislazione che impedisca questi raduni. Diversamente, è inutile e anche ipocrita oggi cercare una testa da tagliare e un capro espiatorio su cui scaricare la responsabilità”.    L’Anfp chiede al Parlamento una legge ad hoc “come già esiste in Francia e in Gran Bretagna che prevede il divieto di riunirsi senza autorizzazione e pene specifiche per chi viola il divieto”. Motivo per cui, tranne qualche sporadico tentativo che finisce quasi subito con lancio di lacrimogeni e scena di guerriglia con il personale di polizia intenta antisommossa  (il 19 giugno a Redon, in Normandia)perchè le forze di polizia hanno strumenti specifici con cui intervenire, l’Internazionale dei Raveparty ha puntato sull’Italia almeno da un paio d’anni. A Valenzano la regia era in mano a otto gruppi diversi ma i cosiddetti “crew” – gli organizzatori – erano tutti  francesi. Prima di Viterbo, l’Internazionale aveva tentato di fare tappa a Pisa e poi a Lecce. Respinti con perdita, intercettati in tempo utile prima che la situazione, per numero di presenti,  diventasse ingestibile. Quello che invece è successo nella tenuta di Piero Camilli: intorno al lago di Mezzana, complice l’isolamento del luogo e la scarsità di personale delle forze dell’ordine in servizio in agosto, ne sono arrivati alla spicciolata ottomila “travestiti” da campeggiatori con tanto di roulotte.

Oggi è chiaro che nulla è stato risolto e che il problema resta esplosivo. Da qui la richiesta dei Funzionari di polizia:  vogliamo una legge specifica per interrompere un rave party e disperdere i partecipanti, poterlo fare subito e con chiarezza. 

La legge in Francia e Gran Bretagna Enzo Letizia fa gli esempi di Gran Bretagna e Francia. “Nel 1994 il governo inglese emanò il Criminal Justice Act contenente una serie di disposizioni che imposero, tra l’altro, il divieto di riunirsi senza autorizzazione, la possibilità di sequestrare gli automezzi e le attrezzature tecniche, considerando reato anche il mancato allontanamento dal luogo della manifestazione dopo l’intervento della polizia”. Qualche anno dopo toccò alla Francia, diventata – con la chiusura inglese – meta di rave party da tutta Europa. In pratica quello che sta accadendo oggi in Italia.  In Francia nel 2002, la con la cosiddetta legge Mariani – spiega Letizia – “si è vietata l’organizzazione di rave party senza l’autorizzazione dell’ Autorità di Pubblica Sicurezza, subordinando la manifestazione a precise prescrizioni, prevedendo in caso di violazioni il sequestro degli impianti di amplificazione e conseguenze penali per gli organizzatori”.

La disciplina francese, più morbida di quella inglese, ha avuto “una buona efficacia contenitiva”. Il risultato però è stato che quelle prescrizioni e quelle le sanzioni penali “hanno spinto nel tempo i ravers francesi ad organizzare i party nelle province di confine italiane”. Ormai con google earth è facile individuare un luogo ideale “sulla carta”. L’affiliato italiano procede con le verifiche in loco. Una volta scelta la location, parte la convocazione via Telegram. Così come è stato Telegram, ancora una volta dalla Francia, ad organizzare  la manifestazioni no vax in tutta Europa cui poi si sono aggiunti i no-pass.

Il pasticcio italiano: il caso di Pisa   In Italia invece ancora oggi ci si arrabatta tra Tulps (Testo unico pubblica sicurezza), codice penale. Norme che puniscono, ad esempio, la violazione di proprietà privata, l’allaccio abusivo a luce e acqua e chi si riunisce senza autorizzazione per finalità di lucro. Ma non chi lo fa per sparare musica a mille e consumare droghe seppur lontano da centri abitati. Questa fattispecie rientra nei diritti previsti dall’articolo 17 della Costituzione che regola la libertà di riunione senza il permesso del questore.

E’ stato fatto un tentativo nel 2017 quando un giovane P.M. ha fatto ricorso contro il suo arresto avvenuto nel 2015 quando fu pizzicato mentre caricava le casse dell’impianto acustico.  La sentenza della Corte di Cassazione, del luglio 2017,  ha dato ragione al giovane e ha stabilito che un rave party rientra tra le forme di libertà di riunione che deve poter avvenire senza l’autorizzazione del questore.

Destinazione Italia Dal 2017 a oggi le cose sono ulteriormente peggiorate, nel senso che l’Italia è sempre più meta di ravers, per cui è necessario un intervento normativo che disciplini una volta per tutte la materia “prevedendo sanzioni penali per le violazioni”. “Noi auspichiamo – spiega il segretario nazionale dell’ANFP – che vengano mutuate le discipline inglesi e francesi adeguandole alla realtà giuridica italiana”. altrimenti, è il sottinteso, è troppo facile ululare alla luna contro i raveparty. Letizia è chiaro: “È necessario prevedere norme che subordinano l’organizzazione dei rave party alla preventiva autorizzazione dell’ Autorità di Pubblica Sicurezza d’intesa con il Comune che lì ospita per indirizzare questi eventi lungo binari di precise disposizioni finalizzate a garantire l’incolumità delle persone, la salute pubblica e la salvaguardia dell’ ambiente”.

Le norme oggi disponibil Vediamo cosa succede invece oggi. Se prende forma un rave in un’area non attrezzata “ciò che va verificato è se vi sia – come dovrebbe essere – una legge regionale che rimanda a specifici regolamenti comunali”.  In genere le norme prevedono una possibilità di sosta di non più di 24/48 ore a meno che non si tratti di aree – anche pubbliche – (che la legge regionale prevede spesso dappertutto)  a ciò destinate. “I sindaci – continua Letizia – possono (anzi devono in presenza di condizioni problematiche per la salute e la sanità ) fare ordini di sgombero immediato o, a monte, ordinanze temporanee – in questo periodo altamente consigliabili – simili a quelle emanate in nelle località balneari per evitare i falò di ferragosto con i relativi assembramenti”.  Fatte tutte queste verifiche, può essere ordinato  lo sgombero immediato delle tende, dei camper, dei palchi e degli impianti stereo. Sempre che nel frattempo la situazione, come è successo a Valenzano, diventi così affollata da rendere pericoloso l’intervento. “Di sicuro – aggiunge il segretario Anfp – vorremmo noi per primi evitare le scene accadute a giugno in Francia con la polizia in assetto antisommossa per far terminare un rave party” tra  lacrimogeni e molotov.  A Valenzano, un intervento del genere con il caldo e l’erba secca ovunque, avrebbe anche provocato incendi di difficile gestione. Da qui la scelta di procedere con la moral suasion.  

La prevenzione Letizia suggerisce anche forme di prevenzione. Ad esempio “il controllo obbligatorio con i servizi veterinari sui cani, il più delle volte questo è un deterrente di per sè vincente”. Così come il fatto che mezzi, tende, oggetti da campeggio specie per accendere fuochi “devono essere utilizzati a norma e avere i marchi CE” . I vigili del fuoco e gli uffici di igiene possono dare una grande mano per dissuadere campeggi in aree non attrezzate. Nel rispetto della libertà di espressione e di raduno.

22 agosto 2021

ARTICOLO TISCALI NEWS