Signor Capo della Polizia,

c’è una criticità dalle origini antiche che non ci stancheremo mai di sottoporre alla Sua attenzione: riguarda il cronico ritardo nei pagamenti nelle indennità di trasferimento, che ad oggi mediamente è di 5 mesi.

È un carico che grava economicamente e psicologicamente sui funzionari, che si sono resi disponibili ad andare incontro alle esigenze dell’Amministrazione trasferendosi di sede,  che si aggiunge ai disagi che comporta un cambiamento di residenza.

Così, quella che potrebbe essere una opportunità o una sfida professionale si trasforma in un vero e proprio sacrificio: il rimborso per il canone d’affitto, in ogni caso, non potrà superare la somma di poco più di 500 euro, che è assolutamente fuori mercato per qualsiasi città e località di questo Paese.

Chi ha vissuto il trasferimento in regioni lontane e diverse dai luoghi di origine, conosce le difficoltà logistiche e familiari: nuova scuola per i propri figli, modifica delle abitudini con la ricostruzione di  relazioni sociali in un ambiente da conoscere, disagi questi che non sono affatto riconosciuti  o compensati dalle attuali indennità.

In merito, non va dimenticato che i trasferimenti conducono a volte  anche a crisi familiari: infatti, spesso per non affrontare ulteriori spese che diventerebbero  insostenibili, il nucleo domestico si divide, il funzionario va nella nuova destinazione e i propri cari restano nella sede di partenza, i figli non si vedono crescere e i rapporti tra coniugi, a volte, si indeboliscono fino alla frattura.

L’Amministrazione, a nostro parere,  ha il dovere di tener  conto dei succitati problemi e di garantire il benessere dei propri funzionari e dei propri dirigenti con politiche volte ad adeguare  il valore delle indennità di trasferimento che oramai risalgono a una legge di circa 20 anni fa;  ad intervenire nelle leggi di bilancio affinché vi siano maggiori fondi sui relativi capitoli di spesa per evitare i cronici ritardi ed infine, a predisporre un piano per la realizzazione di nuovi alloggi di servizio, per ridurre in modo strutturale i disagi dei colleghi e delle loro famiglia.

Se non ci sarà un progetto complessivo e strategico,  il protrarsi di questa situazione inciderà negativamente su tutti gli aspetti della mobilità, sull’efficienza del servizio e sulla motivazione stessa del personale dirigente.

Diciamocelo, il trasferimento, che potrebbe essere una possibilità di affermazione personale e professionale, mette a dura prova la serenità dei colleghi e delle loro famiglie,  che ricevono poco o nulla in cambio.

Certi della Sua sensibilità e attenzione verso queste problematiche, La preghiamo di adoperarsi affinché gli uffici competenti provvedano ad una soluzione organica, che affronti tutte le criticità relative ai rimborsi e alle indennità di trasferimento in un quadro di interventi che metta al centro i bisogni e le aspettative dei funzionari.

Roma, 29 maggio 2019

Enzo Marco Letizia

Indennità di trasferimento_Lettera al Capo 29 maggio