Signor Capo della Polizia,

sono ben noti alla S.V. i particolari carichi di responsabilità che caratterizzano la carriera dei Funzionari e Dirigenti della Polizia di Stato che, oltre ad una professionalità unica nell’ambito del panorama della dirigenza statale, si caratterizza per la significativa propensione al sacrificio, il costante ed attento impegno nello svolgimento dei compiti d’istituto e, nei momenti topici, la disponibilità al cambiamento d’ufficio e di sede, con il sacrificio degli affetti ed interessi personali e familiari.  

In relazione a ciò, risultano comprensibili, nell’approssimarsi del momento del collocamento in quiescenza, le forti aspettative di Funzionari e Dirigenti verso una precisa e puntuale fruizione del trattamento di pensione e del c.d. “TFS”.

Tuttavia, al di là dei parametri temporali imposti dalle norme vigenti, a fronte di quanto esposto si devono registrare le numerosissime segnalazioni di colleghi, in modo particolare di quelli che risiedono nelle sedi c.d. metropolitane, che ci rappresentano problemi e disagi personali e familiari spesso ben più gravi di quelli affrontati durante il servizio, in conseguenza dei lunghi periodi di attesa, sovente protratti oltre ogni logica comprensione, che devono sopportare prima che pervengano loro gli emolumenti previdenziali.

Al riguardo basti solo citare la sede di Roma, ove risulta che l’attesa media per la prima pensione si aggira tra i tre ed i quattro mesi, arrivando fino a due anni per la prima quota del TFS. 

Appare superfluo sottolineare che la criticità in parola assuma aspetti assolutamente rilevanti allorché ci si riferisce anche al personale degli altri ruoli.

Siamo consapevoli del fatto che i richiamati ritardi riguardano anche altre categorie di dipendenti dello Stato, ma se il principio della specificità del nostro settore, cristallizzato nell’art. 19  della Legge 4 novembre 2010, n. 183 (Specificità delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco) e rivendicato e riconosciuto in sede di negoziazione sindacale, è oggi un valore di cui l’intera collettività riconosce ed apprezza la funzionalità al perseguimento del generale obiettivo della tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, siamo dell’avviso che esso vada ribadito e garantito anche in relazione ai diritti in parola, quale giusto riconoscimento di una vita personale e professionale votata al sacrificio dei propri interessi ed alla tutela dei diritti della collettività.

Tanto premesso, per l’avvio di un percorso risolutivo di tali problematiche e lungi dal sollecitare interventi la cui realizzazione possa dare luogo ad accuse di privilegio, si voglia valutare la possibilità di sviluppare appositi accordi o protocolli d’intesa con l’Inps, per l’aggregazione, presso quell’Ente, di Funzionari Amministrativi e di un ristretto numero di collaboratori del settore o viceversa con il distacco presso i nostri uffici competenti di personale dell’Inps, come attuato da altra forza di polizia ad ordinamento militare, al fine di individuare, in relazione alle singole fattispecie, le migliori strategie utili a consentire appropriate soluzioni delle criticità, anche in considerazione della numerosissima platea di poliziotti in quiescenza gestiti dall’Istituto Previdenziale.

                                                              Enzo Marco Letizia

LETTERA AL CAPO DELLA POLIZIA 6 LUGLIO 2020