L’incontro tenutosi ieri a Palazzo Chigi con il Sottosegretario Mantovano, al quale hanno partecipato anche il Ministro dell’Interno, dell’Economia e Finanza, della Funzione Pubblica ed il Sottosegretario alla Giustizia ha rappresentato un passaggio politico significativo, tanto per le modalità con cui è stato convocato quanto per i contenuti illustrati dal Governo.

Abbiamo scelto di partecipare con atteggiamento costruttivo, riconoscendo il valore del confronto istituzionale. Ma il dovere di trasparenza verso i colleghi impone una valutazione chiara, non formale, di ciò che abbiamo ascoltato.

Sul piano economico, la risposta della prossima legge di bilancio appare ancora insufficiente rispetto alle attese e ai bisogni reali del personale.

Il finanziamento del lavoro straordinario sarà coperto tramite il DL Anticipi (156/2025) e la Legge di Bilancio, ma solo per una porzione limitata del fabbisogno, mentre l’ulteriore stanziamento annunciato per la previdenza dedicata costituisce un passo avanti, piccolo, ma non ancora risolutivo.

Su specificità, sull’adeguamento previdenziale complessivo e sulla valorizzazione dell’area negoziale dirigenziale, il Governo ha rimandato ogni decisione a un momento successivo. Una scelta che risente anche del contesto macroeconomico e della procedura europea di infrazione per eccessivo indebitamento, la cui chiusura viene indicata come condizione per interventi strutturali più incisivi.

Non possiamo nascondere la delusione.

La Polizia di Stato continua a sostenere, in prima linea, la sicurezza del Paese, garantendo prossimità, ordine pubblico, tutela dei cittadini e presenza costante nei territori. Non basta riconoscerlo a parole: servono risorse adeguate, investimenti coerenti e una visione di lungo periodo.

A ciò si aggiunge un elemento politico e ordinamentale che non può essere sottovalutato.

La convocazione irrituale, nella quale la componente militare è stata posta con evidenza preminente, suggerisce una tendenza che rischia di modificare gli equilibri del modello di sicurezza previsto dalla Legge 121/1981, sbilanciando il baricentro verso le Forze Armate e riducendo il ruolo delle Forze di Polizia come amministrazioni civili responsabili della sicurezza interna.

Un segnale che deve indurre riflessione e vigilanza: la sicurezza del Paese non può essere declinata solo in chiave militare. È innanzitutto presidio democratico, civile, territoriale, fondato sul rapporto quotidiano con la comunità.

Per questo l’ANFP continuerà a chiedere:

  • un intervento strutturale sulla specificità, non più rinviabile;
  • il completamento della previdenza dedicata con risorse adeguate;
  • un finanziamento stabile dello straordinario;
  • la valorizzazione dell’area dirigenziale, elemento essenziale per l’efficienza del sistema e la sostenibilità delle responsabilità di direzione.

Noi non arretriamo.

Chiediamo ciò che è giusto, non ciò che è comodo: riconoscimento del ruolo, condizioni di lavoro dignitose, strumenti adeguati per chi ogni giorno regge il peso della sicurezza del Paese.

E lo faremo come sempre: con lucidità, determinazione, tenacia — senza mai mollare — continuando senza sosta a rappresentare e tutelare le legittime aspettative dei Funzionari e Dirigenti di Polizia, con la stessa forza con cui essi garantiscono sicurezza ai cittadini.

Il confronto continua.

La nostra voce resterà ferma, credibile e presente dove si decide il futuro del Comparto.

 

Roma, 10 dicembre 2025

Enzo Marco Letizia

Editoriale 10 dicembre 2025