100-2consiglioAI MEMBRI DELLA COMMISSIONE
DI AVANZAMENTO

abbiamo più volte evidenziato la concreta ed accertata relazione di causa-effetto che esiste tra la salvaguardia della nostra professionalità, il riconoscimento delle nostre legittime aspettative e la custodia attiva ed efficiente dei diritti dei singoli e della collettività.
Più volte proprio il Capo della Polizia si è fatto interprete del nostro malessere sottolineando come i funzionari finiscano troppo spesso per rappresentare l’ultimo anello di una catena sul quale pesa fatalmente la pressione di inadempienze, inefficienze, inazione, malfunzionamenti riconducibili ad altri settori della P.A. Così, nelle situazioni di più accesa conflittualità, veniamo identificati come una controparte, sulla quale scaricare malessere, violenza, umori e istanze a volte ingiustificate, ma spesso lecite e condivisibili ed in molti casi affini a quelle che viviamo e che non possiamo permetterci di esternare, proprio in virtù delle nostre funzioni e dei limiti imposti al nostro ruolo.
Ancora una volta, però, dobbiamo evidenziare una colpevole indifferenza dell’Amministrazione rispetto ai riconoscimenti a ciascuno dovuti, in cui si innesta la questione “dell’emergenza anagrafica”, problema non nuovo e che con gli anni assume sempre più le caratteristiche di una “bomba ad orologeria” dagli effetti potenzialmente devastanti, per l’inevitabile incancrenirsi della patologia, per lo stato di malessere, di delusione e di potenziale disaffezione dei funzionari.
In troppe occasioni abbiamo segnalato la necessità che nelle promozioni e nell’assegnazione degli incarichi (specie affinché questi ultimi non finissero con l’essere definiti a priori, per dare sostegno formale a promozioni già decise a tavolino!) venissero finalmente applicate elementari regole di meritocrazia e trasparenza, anche proponendo una profonda revisione dei criteri previsti per l’attribuzione del punteggio nello scrutinio per merito comparativo, ad oggi connotati da una discrezionalità che finisce, quasi sempre, per configurarsi come un’azione assolutamente arbitraria.
Invece, l’assenza di regole certe per la promozione – al riguardo si continuano a eludere numerose sentenze emesse dallo stesso Consiglio di Stato – ha permesso troppe volte che venissero premiati incompetenti, profittatori, raccomandati e protetti, in barba a chi aspetta da anni pazientemente il proprio turno, con rassegnata fiducia nelle possibilità di cambiamento.
Non intendiamo, tuttavia, aprire ulteriori polemiche per rispetto dei meritevoli promossi. Riteniamo utile, invece, sottolineare come le scelte che si compiono in queste occasioni incidono, molto più di quanto non si pensi, sulla nostra organizzazione.
Oltre ai danni diretti che da una scelta sbagliata possono discendere (facendo sì che persone inadeguate vadano a ricoprire posti con responsabilità sovradimensionate rispetto al loro profilo professionale), siamo convinti che ancor più gravi siano quelli collaterali. Si mina il morale del personale e si provocano effetti distorsivi sulla percezione dell’Amministrazione da parte dei suoi funzionari.
La demotivazione, unita ad un complesso di ulteriori cause, sta producendo effetti disastrosi. Ci chiediamo se ci sia stata un’adeguata presa d’atto dei ben maggiori risultati che, ormai da tempo, raggiunge l’Arma dei Carabinieri, ad esempio in termini di arresti e sequestri di beni ai mafiosi, tanto che in un importante studio demoscopico, alla domanda rivolta ai cittadini: “Da chi si sente più tutelato quando pensa alla sua sicurezza?”, l’Arma stacca la Polizia di Stato di ben 20 punti percentuali.
Sui grandi temi della sicurezza, la nostra Amministrazione finisce sempre più col rappresentare uno strumento di decisioni che avvengono all’interno di un processo in cui il suo ruolo si sta marginalizzando: avete preso coscienza che ogni qualvolta proponete disposizioni di legge, richieste economiche o interpretazioni di norme, che riguardano la sola Polizia di Stato, le risposte o non arrivano o sono negative.
Occorre, dunque, un’inversione di tendenza non più eludibile da parte Vostra, se non volete essere chiamati, purtroppo, prima o poi, a dar conto di tali risultati.
Roma, 9 giugno 2011

Enzo Marco Letizia