Fu Leoluca Bacarella trentotto anni fa ad uccidere Boris Giuliano, Capo della Squadra Mobile di Palermo.
Nel 1979 gli uomini della Mobile del capoluogo siciliano fermarono due mafiosi Antonino Marchese e Antonino Gioè nelle cui tasche trovarono una bolletta con l’indirizzo di un appartamento sito in Via Pecori Giraldi, ove scovarono armi, quattro chili di eroina e una patente contraffatta con la foto di Bagarella, cognato di Totò Riina. Nell’abitazione venne trovata anche una foto di gruppo che ritraeva insieme numerosi mafiosi vicini al clan dei corleonesi.
Dopo la scoperta del covo mafioso di Via Pecori Giraldi arrivarono alla Questura di Palermo telefonate anonime con minacce di morte per Boris Giuliano.
Un investigatore abilissimo e coraggioso, pioniere delle indagini bancarie sui conti correnti che lo portarono ad indagare sui rapporti tra gli assassini e i trafficanti di droga con banchieri e colletti bianchi. Le intuizioni di Giuliano oggi sono assolutamente ancora attuali.
Infatti, le organizzazioni mafiose ricorrono sistematicamente nella realizzazione dei progetti criminosi ad una diversificata platea di soggetti che si caratterizzano per una marcata professionalità nei più svariati settori economici, bancari, finanziari, imprenditoriali e pubblici.
E’ del tutto evidente che la strategia delle mafie sia ancora quella di rafforzare il loro rapporto con le varie professionalità attraverso il cemento della corruzione.

Roma, 21 luglio 2017

Mafia: funzionari Polizia, Giuliano intui’ ruolo colletti bianchi
(AGI) – Roma, 21 lug. – Boris Giuliano, capo della Squadra Mobile di Palermo ucciso dalla mafia nel 1979 nel capoluogo siciliano, fu un investigatore “abilissimo e coraggioso, pioniere delle indagini bancarie sui conti correnti, che lo portarono ad indagare sui rapporti tra gli assassini e i trafficanti di droga con banchieri e colletti bianchi”. Lo scrive l’associazione nazionale funzionari di Polizia in una nota a firma del Segretario Nazionale Enzo Marco Letizia. “Fu Leoluca Bagarella trentotto anni fa ad uccidere Boris Giuliano – scrive Letizia – Nel 1979 gli uomini della Mobile del capoluogo siciliano fermarono due mafiosi, Antonino Marchese e Antonino Gioe’, nelle cui tasche trovarono una bolletta con l’indirizzo di un appartamento in via Pecori Giraldi, ove scovarono armi, quattro chili di eroina e una patente contraffatta con la foto di Bagarella, cognato di Toto’ Riina.
Nell’abitazione venne trovata anche una foto di gruppo che ritraeva insieme numerosi mafiosi vicini al clan dei corleonesi. Dopo la scoperta del covo mafioso di via Pecori Giraldi arrivarono alla Questura di Palermo telefonate anonime con minacce di morte per Boris Giuliano”. Per il segretario dell’associazione dei funzionari di Polizia “le intuizioni di Giuliano oggi sono assolutamente ancora attuali. Infatti, le organizzazioni mafiose ricorrono sistematicamente nella realizzazione dei progetti criminosi ad una diversificata platea di soggetti che si caratterizzano per una marcata professionalita’ nei piu’ svariati settori economici, bancari, finanziari, imprenditoriali e pubblici. E’ del tutto evidente che la strategia delle mafie sia ancora quella di rafforzare il loro rapporto con le varie professionalita’ attraverso il cemento della corruzione”. (AGI)

Mafia: Anfp, intuizioni Boris Giuliano ancora attuali
(ANSA) – ROMA, 21 LUG – Boris Giuliano, di cui ricorre l’anniversario dell’uccisione, fu “un investigatore abilissimo e coraggioso, pioniere delle indagini bancarie sui conti correnti, che lo portarono ad indagare sui rapporti tra gli assassini e i trafficanti di droga con banchieri e colletti bianchi. Le intuizioni di Giuliano oggi sono assolutamente ancora attuali”. Lo scrive il segretario dell’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia, Enzo Marco Letizia. “Le organizzazioni mafiose – prosegue – ricorrono sistematicamente nella realizzazione dei progetti criminosi ad una diversificata platea di soggetti che si caratterizzano per una marcata professionalità nei più svariati settori economici, bancari, finanziari, imprenditoriali e pubblici. E’ del tutto evidente che la strategia delle mafie sia ancora quella di rafforzare il loro rapporto con le varie professionalità attraverso il cemento della corruzione”. (ANSA).

Mafia: funzionari Polizia, Boris Giuliano investigatore abile e coraggioso
Roma, 21 lug. – (AdnKronos) – “Un investigatore abilissimo e coraggioso, pioniere delle indagini bancarie sui conti correnti, che lo portarono a indagare sui rapporti tra gli assassini e i trafficanti di droga con banchieri e colletti bianchi. Le intuizioni di Giuliano oggi sono assolutamente ancora attuali”. Così in una nota il segretario dell’Associazione nazionale funzionari di Polizia, Enzo Letizia, ricorda Boris Giuliano a 38 anni dalla morte, per mano della mafia.
Il segretario dell’Anfp ricostruisce le circostanze dell’omicidio: “Fu Leoluca Bagarella trentotto anni fa a uccidere Boris Giuliano, capo della Squadra mobile di Palermo. Nel 1979 gli uomini della Mobile del capoluogo siciliano fermarono due mafiosi Antonino Marchese e Antonino Gioè nelle cui tasche trovarono una bolletta con l’indirizzo di un appartamento sito in Via Pecori Giraldi, ove scovarono armi, quattro chili di eroina e una patente contraffatta con la foto di Bagarella, cognato di Totò Riina. Nell’abitazione venne trovata anche una foto di gruppo che ritraeva insieme numerosi mafiosi vicini al clan dei corleonesi. Dopo la scoperta del covo mafioso di Via Pecori Giraldi arrivarono alla Questura di Palermo telefonate anonime con minacce di morte per Boris Giuliano”. “Le organizzazioni mafiose ricorrono sistematicamente nella realizzazione dei progetti criminosi a una diversificata platea di soggetti che si caratterizzano per una marcata professionalità nei più svariati settori economici, bancari, finanziari, imprenditoriali e pubblici – sottolinea Letizia – E’ del tutto evidente che la strategia delle mafie sia ancora quella di rafforzare il loro rapporto con le varie professionalità attraverso il cemento della corruzione”.