26-l43-letta-alfano-130808154947_mediumLA QUESTIONE
Come è noto con il D.L. 78/2010, è stato introdotto all’art. 9, commi 1 e 21, il blocco economico sui trattamenti stipendiali che riguardano anche il personale del Comparto Sicurezza e Difesa. Non solo sono stati sospesi i contratti ma anche tutti quei meccanismi economici che costituiscono una componente essenziale per assicurare il riconoscimento della specificità del lavoro svolto dagli appartenenti ai citati Comparti. In particolare il blocco economico incide sulle seguenti indennità: assegno di funzione, anzianità nella qualifica (parametrazione), trattamento dirigenziale per gli ufficiali e per i direttivi delle Forze di Polizia e delle Forze Armate, promozioni, classi e scatti, incremento ISTAT, vacanza contrattuale, istituti dei Vigili del Fuoco, saranno così sottratti per il solo 2013 a 438.023 unità del Comparto Sicurezza e Difesa ben 678.198.059 euro.

Nessuna immaginazione può comprendere quanto sia elevato il sentimento di amarezza del personale del citato comparto, che si è ulteriormente alimentato alla diffusione della notizia della proroga del blocco anche per il 2014. Al riguardo, non si può sottacere lo sconcerto che si prova nel constatare che si continuano a rimandare i provvedimenti che riducono gli sprechi ed i costi della politica, della corruzione e dell’evasione fiscale.

NORMATIVA DI PEREQUAZIONE
Le rimostranze sindacali dell’estate del 2010 hanno consentito di introdurre con l’art.8, comma 11 bis, del D.L. 78/2010, un fondo destinato al finanziamento di misure perequative per il personale delle Forze di Polizia ed Armate, fondo che è stato incrementato con il D.L. 27/2011, dopo una manifestazione tenuta ad Arcore, per assicurare al personale interessato una compensazione economica conseguente agli effetti relativi all’applicazione del congelamento di alcuni elementi retributivi, di cui ai commi 1 e 21, dell’art. 9 del Decreto Legge n. 78/2010.

I fondi disponibili per l’anno 2011 sono stati sufficienti per assecondare tutte le esigenze del personale (80 milioni stanziati con il comma 11 bis, del citato art. 8, e, 115 milioni stornati dal Riordino delle Carriere con il D.L. 27/2011) che hanno maturato i requisiti per la corresponsione delle indennità c.d. “congelate” nello stesso 2011, mentre le somme disponibili sono del tutto insufficienti per gli anni 2012-2013. In merito, in sede di conversione del D.L. 26 marzo 2011, n. 27 il legislatore all’art. 1, comma 2, per reperire le somme necessarie al soddisfacimento delle esigenze ha previsto che: “la dotazione del fondo di cui al comma 1 può essere ulteriormente incrementata, con decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze di concerto con i Ministri della Difesa e dell’Interno con quota parte delle risorse corrispondenti alle minori spese effettuate, rispetto al precedente anno, in conseguenza delle missioni internazionali di pace, e delle risorse di cui al comma 7 lettera a), dell’art. 2 del decreto-legge 16 settembre 2008, n. 143 convertito, con modificazioni dalla legge 13 novembre 2008 n, 181, relativo al Fondo unico giustizia”.

Fino ad oggi, purtroppo, dobbiamo costatare che, nonostante le discussioni parlamentari, non è stato attinto un centesimo dal FUG per le esigenze del personale del Comparto Sicurezza e Difesa disattendendo le previsioni legislative. Attualmente sono disponibili per il 2013 solo 115 milioni di euro poiché il finanziamento dell’art. 8, comma 11 bis, di 80 milioni riguardava solo gli anni 2011-2012.

POSSIBILE SOLUZIONE

Il Governo dovrebbe utilizzare al massimo le risorse disponibili del Fondo Unico Giustizia che secondo una stima della Ragioneria Generale dello Stato, nel 2012 sarebbero ammontate a 661 milioni di euro.

Quindi, se il FUG fosse utilizzato, per gli anni 2013 e 2014, esclusivamente per alimentare il fondo di perequazione, verrebbero adeguatamente soddisfatte le esigenze del personale del Comparto Sicurezza e Difesa. Al riguardo, si evidenzia che con il decreto legge in tema di disposizioni urgenti per il pagamento di debiti scaduti della Pubblica Amministrazione è venuta meno l’esigenza di utilizzare le risorse del Fondo Unico Giustizia per sanare parte dei debiti contratti dal Ministero dell’Interno e dal Ministero della Giustizia per far funzionare le rispettive complesse strutture.

Perciò, richiediamo che con la legge di stabilità, “le risorse di cui all’art. 2, comma 7, del Decreto Legge 16 settembre 2008, n. 143, convertito, con modificazioni, dalla Legge 13 novembre 2008, n. 181, siano riassegnate esclusivamente, per gli anni 2013 e 2014, ad alimentare il Fondo di cui all’art. 8, comma 11-bis, del Decreto Legge n. 78 del 2010 convertito, con modificazioni, dalla Legge 30 luglio 2010, n. 122, conseguentemente, non applicando per gli anni 2013 e 2014 le disposizioni relative alla rassegnazione per quote di cui al comma 7, lettera a, lettera b, lettera c dell’art. 2 del decreto Legge 16 settembre 2008, n. 143, convertito, con modificazione, dalla Legge 13 novembre 2008, n. 181, fatta salva l’alimentazione del Fondo di solidarietà per le vittime delle richieste estorsive di cui all’art. 18, comma 1, lettera c, della Legge 23 febbraio 1999, n.44, e del Fondo di rotazione per la solidarietà delle vittime dei reati di tipo mafioso di cui all’art. 1 della Legge 22 dicembre 1999, n.512”.

Roma, 14 ottobre 2013

Enzo Marco Letizia

BLOCCO ECONOMICO LETTERA A LETTA E ALFANO