Roma, 23 mag. (Adnkronos) – “L’Anniversario della strage di Capaci e’ un momento per fare memoria dei nostri colleghi morti insieme a Giovanni Falcone e Francesca Morvillo. Si chiamavano Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonino Montinaro. Ricordiamo i loro nomi affinche’ non cadano nel dimenticatoio e nel generico ed impersonale richiamo a “quelli della scorta”. Cosi’ in una nota Girolamo Lacquaniti, portavoce dell’Associazione nazionale funzionari di polizia.
“L’errore piu’ grave – spiega – che potremmo commettere e’ quello di guardare alla strage di Capaci come a qualcosa che apparteneva ad un tempo passato. La mancanza di attentati eclatanti non vuol dire che la mafia sia stata sconfitta e gli effetti delle azioni mafiose nel settore dell’economia rischiano di fare esplodere il tessuto produttivo ed imprenditoriale del nostro paese”.
“Lo diciamo – afferma Lacquaniti – con maggior forza oggi consapevoli che gli effetti prodotti dalla pandemia espongono oggi a gravissimi rischi di infiltrazioni e di usura moltissime attivita’ imprenditoriali. Oggi e’ anche la giornata della legalita’, perche’ oltre ai metodi mafiosi occorre contrastare la cultura mafiosa. Quella cultura che porta a speculare e ad agire in modo criminale anche sulla salute delle persone”. (segue) (Cro/Adnkronos

“Il recente arresto del Commissario Covid della Sicilia insieme ad altre 9 persone per presunti atti di corruzione negli ambienti della sanita’ pubblica, evidenzia – rimarca il portavoce dell’Anfp -la necessita’ di dotare il Paese di sistemi che consentano un controllo adeguato sui centri di spesa.” Oggi le mazzette nel settore sanitario sono piu’ odiose che in passato, perche’ colpiscono ed indeboliscono la tutela della salute ed offendono coloro che soffrono ed i famigliari dei malati che non si riescono a salvare, corrotti e corruttori meriterebbero la gogna perpetua”.
“Certamente – conclude – il primo passo e’ quello di investire su risorse di personale e mezzi per le forze dell’ordine ma, oltre a questo, contribuire alla consapevolezza che il crimine danneggia tutti e non arricchisce nessuno, concetto che puo’ essere credibile solo laddove questo Paese sapra’ riaffermare il principio della certezza della pena.”