Il 19 luglio di trentatré anni fa, in via D’Amelio a Palermo, la mafia assassinava il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli e Walter Eddie Cosina.
Una strage che ha segnato la coscienza del Paese e che continua a interrogarci, non solo per la violenza con cui è stata colpita la Repubblica, ma per le zone d’ombra che ancora oggi circondano le circostanze, i mandanti e i silenzi di quel delitto.
Paolo Borsellino è stato ucciso perché cercava la Verità. Una verità che andava oltre i nomi dei mafiosi, che puntava a scoprire i legami, le connivenze, le deviazioni. Il modo migliore per onorare la sua memoria non è soltanto ricordare, ma rinnovare ogni giorno l’impegno nella ricerca di quella Verità per cui ha dato la vita.
Come appartenenti alle Forze di polizia, come cittadini, abbiamo il dovere di non abbassare lo sguardo, di continuare a cercare risposte, di sostenere ogni sforzo teso a far luce su ciò che ancora resta nascosto. Perché la memoria, se non è azione, rischia di diventare solo rituale.
La testimonianza di Paolo Borsellino vive in chi crede nella giustizia, nella legalità e nella libertà. Così in una nota Enzo Letizia segretario dell’associazione nazionale funzionari di polizia
Anfp, ‘Paolo Borsellino ucciso perchè cercava la Verità’
Anfp, ‘Paolo Borsellino ucciso perche’ cercava la Verita” ‘Non solo i nomi dei mafiosi, ma connivenze e deviazioni’ (ANSA) – ROMA, 18 LUG – “Paolo Borsellino e’ stato ucciso perche’ cercava la Verita’. Una verita’ che andava oltre i nomi dei mafiosi, che puntava a scoprire i legami, le connivenze, le deviazioni. Il modo migliore per onorare la sua memoria non e’ soltanto ricordare, ma rinnovare ogni giorno l’impegno nella ricerca di quella Verita’ per cui ha dato la vita”. Cosi’ Enzo Letizia, segretario dell’Associazione nazionale funzionari di polizia.
“Come appartenenti alle Forze di polizia, come cittadini – osserva Letizia – abbiamo il dovere di non abbassare lo sguardo, di continuare a cercare risposte, di sostenere ogni sforzo teso a far luce su cio’ che ancora resta nascosto. Perche’ la memoria, se non e’ azione, rischia di diventare solo rituale. La testimonianza di Paolo Borsellino vive in chi crede nella giustizia, nella legalita’ e nella liberta’”. (ANSA).
Borsellino: funzionari polizia, cercare verità mai arrendersi (ANSA) – PALERMO, 18 LUG – “Il 19 luglio di trentatre anni fa, in via D’Amelio a PALERMO, la mafia assassinava il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli e Walter Eddie Cosina. Una strage che ha segnato la coscienza del Paese e che continua a interrogarci, non solo per la violenza con cui è stata colpita la Repubblica, ma per le zone d’ombra che ancora oggi circondano le circostanze, i mandanti e i silenzi di quel delitto. Come appartenenti alle forze di polizia, come cittadini, abbiamo il dovere di non abbassare lo sguardo, di continuare a cercare risposte, di sostenere ogni sforzo teso a far luce su ciò che ancora resta nascosto. Perché la memoria, se non è azione, rischia di diventare solo rituale. La testimonianza di Paolo Borsellino vive in chi crede nella giustizia, nella legalità e nella libertà”. Lo scrive Enzo Letizia segretario dell’associazione nazionale funzionari di polizia. (ANSA).
Borsellino: funzionari Ps, “ancora troppe zone d’ombra”
(AGI) – Roma, 18 lu. – “Il 19 luglio di trentatre’ anni fa, in via D’Amelio a Palermo, la mafia assassinava il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli e Walter Eddie Cosina. Una strage che ha segnato la coscienza del Paese e che continua a interrogarci, non solo per la violenza con cui e’ stata colpita la Repubblica, ma per le zone d’ombra che ancora oggi circondano le circostanze, i mandanti e i silenzi di quel delitto.” Cosi’ in una nota Enzo Letizia, segretario dell’Associazione nazionale funzionari di polizia. “Paolo Borsellino e’ stato ucciso perche’ cercava la Verita’ – continua Letizia – Una verita’ che andava oltre i nomi dei mafiosi, che puntava a scoprire i legami, le connivenze, le deviazioni. Il modo migliore per onorare la sua memoria non e’ soltanto ricordare, ma rinnovare ogni giorno l’impegno nella ricerca di quella Verita’ per cui ha dato la vita. Come appartenenti alle forze di polizia, come cittadini, abbiamo il dovere di non abbassare lo sguardo, di continuare a cercare risposte, di sostenere ogni sforzo teso a far luce su cio’ che ancora resta nascosto. Perche’ la memoria, se non e’ azione, rischia di diventare solo rituale. La testimonianza di Paolo Borsellino vive in chi crede nella giustizia, nella legalita’ e nella liberta’”. (AGI)