L’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia ribadisce, come sempre, il massimo rispetto per il lavoro della magistratura, fondamento dello Stato di diritto. Tuttavia, il rispetto non esclude il diritto – anzi il dovere – di esprimere una critica quando le scelte appaiono in contrasto con i dati oggettivi e con il principio di equilibrio tra le garanzie costituzionali.

Per questo esprimiamo sorpresa e preoccupazione per la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del carabiniere che ha preso parte all’inseguimento in cui ha tragicamente perso la vita il giovane Ramy.

Il caso riapre un dibattito essenziale: quello sulla responsabilità degli operatori delle Forze dell’Ordine durante gli inseguimenti e sul delicato equilibrio tra adempimento del dovere e responsabilità penale. Un equilibrio che, se distorto, rischia di trasformarsi in paralisi operativa.

Le valutazioni della Procura di Milano appaiono in aperto contrasto con le conclusioni della perizia tecnica disposta dalla stessa autorità giudiziaria, secondo cui il comportamento del militare fu corretto, professionale e privo di qualsiasi intento doloso o imprudente. Un’inversione inspiegabile, che solleva interrogativi legittimi.

Le conseguenze sistemiche di simili scelte giudiziarie sono evidenti: come il rischio di demotivazione e l’incertezza operativa per gli agenti chiamati ad agire in situazioni ad alta tensione, con la possibile e crescente ritrosia ad intervenire in inseguimenti o situazioni critiche, che conseguentemente indebolirebbe la sicurezza pubblica, ed infine la pericolosa delegittimazione dell’intervento di polizia, anche laddove si svolga nel rispetto delle norme.

L’azione delle Forze di Polizia si fonda su un principio imprescindibile: il coraggio di agire per proteggere la collettività, anche a rischio della propria incolumità. Criminalizzare chi adempie al proprio dovere sulla base di valutazioni a posteriori, scollegate dal contesto reale e tecnico, significa colpire non un singolo operatore, ma l’intero sistema di tutela della legalità.

Rivolgiamo pertanto un appello alle istituzioni, alla magistratura e all’opinione pubblica affinché si ristabilisca un giusto equilibrio tra il diritto-dovere di garantire sicurezza e la responsabilità individuale, in un clima di fiducia reciproca e non di sospetto sistemico. Così in una nota Enzo Letizia segretario dell’associazione nazionale funzionari di polizia.

RAMY, ANFP: INACCETTABILE DELEGITTIMARE CHI ADEMPIE AL DOVERE (1)

(LA4NEWS/9Colonne) Roma, 4 lug – “L’Associazione Nazionale Funzionari di Polizia ribadisce, come sempre, il massimo rispetto per il lavoro della magistratura, fondamento dello Stato di diritto. Tuttavia, il rispetto non esclude il diritto – anzi il dovere – di esprimere una critica quando le scelte appaiono in contrasto con i dati oggettivi e con il principio di equilibrio tra le garanzie costituzionali. Per questo esprimiamo sorpresa e preoccupazione per la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del carabiniere che ha preso parte all’inseguimento in cui ha tragicamente perso la vita il giovane Ramy. Il caso riapre un dibattito essenziale: quello sulla responsabilita’ degli operatori delle Forze dell’Ordine durante gli inseguimenti e sul delicato equilibrio tra adempimento del dovere e responsabilita’ penale. Un equilibrio che, se distorto, rischia di trasformarsi in paralisi operativa. Le valutazioni della Procura di Milano appaiono in aperto contrasto con le conclusioni della perizia tecnica disposta dalla stessa autorita’ giudiziaria, secondo cui il comportamento del militare fu corretto, professionale e privo di qualsiasi intento doloso o imprudente. Un’inversione inspiegabile, che solleva interrogativi legittimi.
Le conseguenze sistemiche di simili scelte giudiziarie sono evidenti: come il rischio di demotivazione e l’incertezza operativa per gli agenti chiamati ad agire in situazioni ad alta tensione, con la possibile e crescente ritrosia ad intervenire in inseguimenti o situazioni critiche, che conseguentemente indebolirebbe la sicurezza pubblica, ed infine la pericolosa delegittimazione dell’intervento di polizia, anche laddove si svolga nel rispetto delle norme”. (segue)

 

RAMY, ANFP: INACCETTABILE DELEGITTIMARE CHI ADEMPIE AL DOVERE (2)

(LA4NEWS/9Colonne) Roma, 4 lug – L’azione delle Forze di Polizia si fonda su un principio imprescindibile: il coraggio di agire per proteggere la collettivita’, anche a rischio della propria incolumita’. Criminalizzare chi adempie al proprio dovere sulla base di valutazioni a posteriori, scollegate dal contesto reale e tecnico, significa colpire non un singolo operatore, ma l’intero sistema di tutela della legalita’.
Rivolgiamo pertanto un appello alle istituzioni, alla magistratura e all’opinione pubblica affinche’ si ristabilisca un giusto equilibrio tra il diritto-dovere di garantire sicurezza e la responsabilita’ individuale, in un clima di fiducia reciproca e non di sospetto sistemico”. Cosi’ in una nota Enzo Letizia segretario dell’associazione nazionale funzionari di polizia. (