Recentissimi fatti di cronaca dimostrano inequivocabilmente quali possano essere i rischi connessi ad interventi mal calibrati e poco oculati da parte delle associazioni in questione (basti pensare agli episodi verificatisi a Padova e a Piacenza) e quale costo la collettività sia chiamata a sostenere per l’impiego di appartenenti alle Forze dell’Ordine, costretti ad intervenire per rimediare agli “effetti collaterali” e così sottratti all’ordinaria attività di servizio.
Benché si tenti di legittimare l’istituto sostenendone la bontà quale strumento volto a favorire nuove forme di collaborazione tra privato e istituzioni, non può tacersi come tale impostazione ometta di considerare la paradossale moltiplicazione dei pericoli per l’incolumità pubblica ed individuale. Se si mira a un’effettiva riduzione della c.d. criminalità diffusa e dei fenomeni di degrado urbana, si rende indispensabile – innanzitutto – investire concretamente sulla tempestività e sull’efficacia dell’azione amministrativa, al fine di restituire fiducia al cittadino sulla concreta possibilità che la diffusa esigenza di intervento – su più fronti – dello Stato, degli Enti Locali, delle Forze dell’Ordine possa finalmente trovare soddisfazione e dotare gli organi istituzionalmente preposti a tale compito degli strumenti necessari ad un corretto e sereno adempimento dell’attività.
Finanziamenti poco chiari
Riteniamo, inoltre, che il l’eventuale regolamento del Ministro dell’Interno che disciplinerà l’attività delle associazioni di volontari non sarà uno strumento che potrà impedire la c.d. sicurezza fai da te. Una volta accettato nel sistema giuridico e nel sistema sociale il volontariato nel controllo del territorio si formeranno inevitabilmente associazioni di cittadini che ai limiti della legalità eluderanno le relative norme di disciplina del volontariato sulla sicurezza.
Peraltro, al riguardo non c’è chiarezza sulla natura della provenienza dei finanziamenti alle ronde. Infatti mentre uomini di Governo si dicono convinti che sia dovere delle regioni finanziare la formazione per chi fa parte delle ronde, attualmente a Verona si è annunciato che nel bilancio comunale saranno stanziati 100 mila euro l’anno per le pattuglie di civili mentre a Milano ne saranno stanziati 300 mila. Si è già aggirata l’intenzione della norma che tali associazioni non debbano essere destinatarie, a nessun titolo, di risorse economiche a carico della finanza pubblica. Forte è, infine, la nostra preoccupazione per quei soggetti, detentori legali di un’arma, iscritti ad una delle associazioni di volontariato posL’Europa e i
volontari della sicurezzasano di fatto, contro ogni divieto, svolgere l’attività armati.
Disinvestimento su risorse umane e materiali del comparto sicurezza
Abbiamo più volte sottolineato la rinuncia della politica ad investire sulle risorse umane e materiali destinate naturalmente e professionalmente al comparto sicurezza, tanto che se si esaminano a fondo le previsioni di spese per il Dipartimento della Pubblica Sicurezza negli anni 2008-09 incrociandoli con la disponibilità di cassa per l’anno in corso si registra un disinvestimento sulla maggior parte dei capitoli mentre si assegna la priorità di spesa per quei fondi destinati alla sicurezza urbana cioè a disposizioni dei comuni e perciò utilizzabili per la formazione e le spese da sostenere per le c.d. ronde.
L’Europa e i volontari della sicurezza
Guardando ai Paesi europei che l’adottano, tutti i sistemi prevedono che i volontari siano direttamente dipendenti e organizzati dalla Polizia; essi sono arruolati a titolo personale e non attraverso gruppi e nella maggior parte dei paesi l’attività svolta è assolutamente gratuita e ricevono una rigorosa formazione da parte della Polizia e sono impiegati direttamente da quegli organi che in Italia corrispondono all’Autorità tecnica provinciale di Pubblica Sicurezza per evitare e controllare tutti i rischi sopraesposti .
Tolleranza zero e numeri della criminalità
Occorre, infine, prestare la massima attenzione nell’ispirarsi a quei modelli di sicurezza caratterizzati dalla c.d. “tolleranza zero”e dall’uso delle ronde. Infatti, ad esempio, osservando i dati relativi ai reati più gravi commessi nel 2007 gli omicidi nella città di New York (che conta 8,2 milioni di abitanti), sono 496 e le rapine 21.787, mentre in tutta Italia, nello stesso anno (con 58,5 milioni di abitanti) gli omicidi sono 585 (solo 89 in più) e le rapine sono 49.466 (poco più del doppio della sola città statunitense). In conclusione a New York vengono commessi 6 omicidi e 265 rapine ogni 100 mila abitanti, mentre in Italia il rapporto è di 1 omicidio e 84 rapine ogni 100 mila abitanti.
Perciò, per quanto sopra esposto richiediamo di stracciare la norma relativa al concorso delle associazioni volontarie nel controllo del territorio ed avviare in sede parlamentare e governativa una approfondito dibattito che esamini senza fretta i pro e i contro dell’adozione, anche in Italia, delle c.d. ronde.