476-4diaSignora Ministro,

l’Associazione Nazionale Funzionari non può non rappresentarLe il profondo disagio degli operatori della Direzione Investigativa Antimafia.

Questa Struttura è nata da un’idea del Giudice Giovanni Falcone, con il fine preminente di razionalizzare le attività di indagine attinenti alla criminalità organizzata: per questo la legge istitutiva ha previsto la creazione di un organo monofunzionale e specializzato in materia di contrasto alle associazioni mafiose, al quale è rimesso il compito di assicurare il coordinamento delle indagini in antimafia, così come è stato previsto, per la magistratura, con l’istituzione della Direzione Nazionale Antimafia e delle Direzioni Distrettuali.

Dall’impianto della legge e dai lavori preparatori, emerge chiaro che proprio la peculiare funzione della D.I.A. ne fa un organismo totalmente specifico, destinato ad unificare a livello centrale, l’azione delle Forze di Polizia nel settore antimafia, e non una “altra Forza di Polizia”, alternativa a quelle già esistenti.

A 20 anni dall’entrata in vigore della legge istitutiva (L.410/91), la normativa non ha trovato compiuta attuazione, anche per le difficoltà di creare un coordinamento tra i diversi uffici di Polizia che si occupano di criminalità organizzata.

Nel contempo si è assistito ad una costante riduzione delle risorse economiche e di personale destinato alla DIA: si è passati da stanziamenti per circa 28 milioni di euro del 2001 a 17 milioni di euro circa stanziati per l’anno 2011. L’organico, attualmente di 1300 unità, non è mai stato adeguato alla previsione di circa 2500 unità, che il Gen. Tavormina, primo Direttore della D.I.A., nel corso di una recente audizione presso la Commissione Antimafia, ha indicato come aliquota minima necessaria per poter operare efficacemente. La nomina, lo scorso anno, come Direttore della D.I.A. di un funzionario prossimo alla pensione – mentre per tale incarico è prevista una durata minima di almeno due anni – rappresenta un ulteriore sintomo della mancanza di progettualità per la Struttura.

A questo si aggiunga che negli ultimi anni è avvenuta una duplicazione di competenze in una materia che, legislativamente, è sempre stata assegnata alla D.I.A.: presso la Direzione Centrale della Polizia Criminale, dal 2009 al 2011, sono stati creati tre gruppi interforze che si occupano del contrasto alle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici, negli ambiti della ricostruzione post – terremoto a L’Aquila (GICER), di Expo Milano 2015 (GICEX), e della realizzazione della TAV (GITAV), cui sono aggregati operatori della D.I.A.. Ciò con notevole dispendio di risorse economiche e di personale, considerato che presso la DIA era già operativo l’O.C.AP. (Osservatorio Centrale sugli Appalti), deputato proprio a monitorare la gestione degli appalti per le opere pubbliche.
Da ultimo, con la legge di stabilità n.138/2011, su proposta dell’attuale Direttore della D.I.A., nella versione originaria era stata prevista l’abrogazione del Trattamento Economico Accessorio, percepito da tutti i dipendenti della Struttura in ragione della appartenenza alla D.I.A., e solo dopo una seria azione di protesta del personale, cui l’Associazione ha dato il massimo sostegno, il Parlamento, mostrando di aver ben compreso i gravi effetti, non cancella il trattamento economico ma la somma assegnata viene ridotta rispettivamente del 64%, per l’anno 2012, e del 57%, a decorrere dal 2013, rispetto all’ammontare complessivo del trattamento corrisposto fino al dicembre dello scorso anno.

Questo provvedimento, motivato da un risparmio di spesa, che in nessun altro contesto ha mai determinato una diminuzione stipendiale, opera un taglio fortemente penalizzante che peraltro colpisce solo il personale della D.I.A., mentre altri Uffici continuano a percepire indennità specifiche in ragione del servizio svolto. Tutto ciò è avvenuto nonostante siano state avanzate proposte di risparmio di spesa e di reperimento aliunde di fondi per il funzionamento della D.I.A., in modo da non gravare sul bilancio del Ministero dell’Interno, soluzioni che avrebbero evitato lunghi contenziosi e un inasprimento dei rapporti con il vertice della Struttura. Si ha la netta percezione che questo provvedimento costituisce l’ennesimo atto finalizzato al ridimensionamento della Struttura.

Perciò, è necessario ridare quelle risorse tagliate con l’ultima legge di stabilità utilizzando il Fondo Unico Giustizia. Al riguardo ci domandiamo, altresì, perché non è stato ancora utilizzato in quanto le donne e gli uomini della D.I.A., con il loro lavoro altamente specializzato, hanno sequestrato alle mafie beni per un importo di 5,7 miliardi di euro consentendo di confiscarne 1,2 miliardi di euro dal 2009 al 2011.

Le Sue dichiarazioni in tema di lotta alla criminalità organizzata ci portano a ritenere che sia tra le priorità di questo Governo realizzare un’azione efficace e tempestiva di contrasto alla criminalità organizzata come era nelle intenzioni del giudice Falcone padre ispiratore del progetto delineato con la legge istitutiva della Direzione Investigativa Antimafia. Siamo dunque fiduciosi che Lei saprà ricucire lo strappo consumato ai danni del cuore investigativo dell’antimafia.

Con viva cordialità

Roma 30 gennaio 2012

Il Segretario Nazionale
Enzo Marco Letizia

LETTERA MINISTRO CANCELLIERI 30 GENNAIO 2012: DISAGIO DIA