In merito alla vicenda che vede il collega Carlo BAFFI, dirigente dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Trieste, indagato a seguito del decesso di una donna di nazionalità ucraina, suicidatasi all’interno di un commissariato, ove si trovava in attesa dell’esecuzione del decreto di espulsione con accompagnamento coatto alla frontiera, desideriamo preliminarmente esprimere piena ed assoluta fiducia nei confronti della magistratura, sotto il cui coordinamento si stanno svolgendo le indagini.
Tuttavia, in considerazione delle notizie apprese circa l’avvenuto sequestro di oggetti personali e di libri operato presso l’ufficio ed il domicilio del funzionario, non possiamo esimerci dall’esprimere forti perplessità in merito all’acquisizione dei soli testi che costituiscono espressione del pensiero di estrema destra, mentre si sarebbe ritenuto di tralasciare quelli che si riferiscono, per contro, all’ideologia di estrema sinistra.
Ed infatti, se il sequestro effettuato mira all’individuazione di elementi utili ai fini delle indagini, appare evidente come la doverosa documentazione del contestuale possesso di testi di entrambe le nature – peraltro assolutamente fisiologico per un funzionario che, come il collega BAFFI, ha prestato servizio presso una Digos – rischi di essere irrimediabilmente compromessa dalla incomprensibile “obliterazione” di elementi di significato opposto rispetto a quelli di pretesa rilevanza.
Ci auguriamo, dunque, che le indagini in corso possano essere svolte con la necessaria serenità, imparzialità e completezza, attraverso l’analisi e l’acquisizione di tutta la documentazione potenzialmente utile a ricostruire i fatti accaduti e la complessiva personalità degli indagati e non solo di parte di essa.
Roma 11 maggio 2012
Enzo Marco Letizia