ANSA – ROMA, 09 GIU – “Mi offende come servitore dello Stato aver dovuto leggere in questi giorni le motivazioni con cui la sesta commissione del Consiglio superiore della magistratura raccomanda al plenum di sollecitare il governo Gentiloni a modificare la norma che, lo scorso agosto, ha introdotto l’obbligo per la polizia giudiziaria di trasmettere alla scala gerarchica notizie sulle informative di reato e sui loro sviluppi”. Così il capo della Polizia, Franco Gabrielli, in un’intervista a Repubblica: “Perché quella norma, si dice, sarebbe un tentativo fraudolento di sterilizzare l’azione della magistratura. Una grave interferenza nel segreto delle sue indagini. Come se il sottoscritto e i vertici delle forze dell’ordine non avessero giurato fedeltà alla Costituzione, ma alla maggioranza di governo del momento”. Gabrielli spiega che per Carabinieri e Gdf lo stesso principio vigeva già, e “non avevo certo bisogno di una legge per acquisire notizie dalla polizia giudiziaria”: grazie alla legge “questo flusso informativo di notizie riservate è trasparente”. E sottolinea che “il lavoro che la Procura di Roma sta facendo sulla vicenda Consip dimostra esattamente il contrario di ciò che a questa storia si è fatto dire. Se la trasmissione delle notizie in via gerarchica è disciplinata e quindi trasparente, viene sottratta a prassi non scritte e opache. A ricatti o paranoie” e “a quel punto, chi ha sbagliato paga”. Parla di “disonestà intellettuale” e “sconforto” pensando “al pregiudizio da cui questa falsità muove”: “non credo di dire un’eresia se chiedo che alla catena gerarchica custode di notizie riservate vada garantita la stessa presunzione di innocenza e buona fede che, in questo Paese, viene riconosciuta a qualsiasi pm”.

 

LA REPUBBLICA DEL 9 GIUGNO 2017