226-10manganelliSignor Capo della Polizia, apprendiamo, in queste ore, di una nuova iniziativa dipartimentale che dimostra, ancora una volta, quanta improvvisazione e poca lungimiranza alligna tra le file dei travet ministeriali.
Con una nota custodita nei cassetti della Direzione Centrale del personale, il servizio TEP, dopo pochissime visite territoriali degli “gnomi del tesoro”, ha consigliato di non far precedere, in occasione dei trasferimenti dei Funzionari, un periodo di missione “in attesa della registrazione del provvedimento alla Corte dei Conti”.
Per questo motivo il Dipartimento della Pubblica Sicurezza si accinge ad effettuare i prossimi trasferimenti d’ufficio riconoscendo al Funzionario che cambia sede solamente quanto previsto dalla seguente normativa:
Art. 1 della Legge 29 marzo 2001, n. 86 (indennità di trasferimento);
Art. 25 della legge 18 dicembre 1973 n. 836 (indennità di prima sistemazione);
Art. 8 c.5, del D.P.R. 164/2002 (indennità aggiuntiva).
La situazione che si crea, qualora il Funzionario opti per il rimborso dell’affitto è paradossale: la somma dell’indennità di prima sistemazione con quella aggiuntiva (ammonta a circa 1.700 euro) è interamente assorbita dal deposito cauzionale, dalle spese di agenzia, dall’allacciamento delle nuove utenze (telefono, gas, acqua, energia elettrica), se si ha la fortuna di incontrare persone che hanno ancora dei valori morali.
I rimborsi previsti per il trasloco delle masserizie (art.19, comma 4, L.836/1973) sono risibili (0,07 euro per chilometro a quintale), fuori mercato e non coprono neanche lontanamente le spese effettive, ed obbligano a trasferimenti “fai da te” o a soluzioni variegate e di diversa natura.
Non solo. Spesso al funzionario viene comunicata la decorrenza del trasferimento con pochissimi giorni d’anticipo. Ciò gli impedisce di recedere da precedenti contratti d’affitto e quindi non può sottoscriverne di nuovi nella nuova sede di servizio. Diversamente sforerebbe il limite di cui al comma 3 dell’art.1 della Legge 86/2001.
Pertanto, nel caso in cui, tutt’altro che infrequente, un funzionario che fruisca di alloggio di servizio sia trasferito e, avendone facoltà, non liberi l’appartamento per i tre mesi successivi al trasferimento, ci chiediamo dove andrà a dormire il collega che lo sostituirà se non può usufruire della missione o dell’alloggio? Si può continuare a pensare di risolvere il problema con una branda sistemata alla meno peggio?
Ci saremmo aspettati, da parte dell’Amministrazione, una riflessione sulle conseguenze dell’indicazione del TEP, ma pare invece che essa mostri tratti di cecità e di distimia. E’ evidente che il travet ministeriale, troppo poco ha vissuto il territorio! Il periodo di missione che precedeva i trasferimenti non era un’elemosina o una somma ingiustificata, ma consentiva al funzionario di trasferirsi nella nuova sede senza dover pagare di “tasca propria”.
Si ha la netta percezione che il Dipartimento non sia più capace di pensare, di essere propositivo, di curare il proprio personale e soprattutto non è più in grado di mettere nelle condizioni migliori coloro che quotidianamente si assumono le maggiori responsabilità, tanto che i “borbonici burocrati” non sanno più usare le verità solari per pietrificare gli “gnomi”.
Certi della Sua sensibilità, La preghiamo di intervenire immediatamente per risolvere una questione che altri non hanno saputo né prevedere, né fronteggiare.

LETTERA CAPO DELLA POLIZIA