L’ondata di terrorismo che ha colpito l’Italia negli anni di Piombo ha causato la morte di 450 persone, tra le vittime sono stati 106 quelle in divisa, appartenenti alle forze dell’ordine: carabinieri, poliziotti, finanzieri, agenti della polizia penitenziaria, militari. Milano ha ricordato le storie di questi uomini di divisa nel corso della presentazione a Palazzo Marino, sede del Comune, con il libro ‘Guardie. Le vittime in divisa del terrorismo’ di Ansoino Andreassi e Daniele Repetto, edito da Harpo. “Il principale insegnamento che queste vittime del terrorismo ci consegnano e’ che nella vita di ognuno di noi arrivano dei momenti in cui decidere da che parte stare – ha sottolineato il capo della Polizia, Franco Gabrielli, intervenendo in video collegamento -. E molto spesso non si ha la certezza che quella scelta, soprattutto per chi la fa, sia positiva, anzi nel caso di questi colleghi fu una scelta di morte. Pero’ il fare la scelta giusta e’ una cosa a cui siamo chiamati ognuno di noi: scegliere il campo giusto e’ scegliere il campo della legalita’, quello dei diritti, delle liberta’ che a volte viene messo in discussione e in pericolo”.

MILANO, 22 OTT – Il Questore di Milano, Sergio Bracco, ha spiegato che questo libro “si dovrebbe leggere nelle scuole. Sono stati anni fondamentali per il nostro Stato, ed e’ indispensabile che non si realizzino meccanismi di rimozione, il livello di attenzione credo che debba essere sempre molto alto per evitare follie di questo genere”.(ANSA).

Quattrocentocinquanta vittime, di cui 107 erano cittadini in divisa: sono i numeri degli anni di piombo in Italia, raccontati in un libro che si concentra sulle storie di tutti coloro che combatterono il terrorismo politico da carabiniere, poliziotto, finanziere o agente polizia penitenziaria. Insomma le ‘Guardie’ come dice il titolo stesso del volume – scritto da Daniele Repetto e Ansoino Andreassi per Harpo edizioni – dedicato alle vittime in divisa degli anni bui della Repubblica. A partire dalla storia dell’agente Antonio Annarumma, rimasto ferito negli scontri davanti al Teatro Lirico nel 1969, che hanno preceduto la strage di Piazza Fontana a Milano e quindi l’inizio dell’epoca piu’ dura per lo Stato italiano. Un libro ma anche un progetto educativo che ha coinvolto i licei di Milano e della provincia, con video e produzioni multimediali sulla storia gli quegli anni, spesso non contemplata nei tradizionali programmi scolastici. (AGI)  (Segue)

Alla presentazione del volume, questa mattina a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, e’ intervenuto in collegamento il Capo della Polizia, Franco Gabrielli, per ricordare come “il principale insegnamento che queste vittime del terrorismo ci consegnano e’ che nella vita di ognuno di noi arriva dei momenti in cui decidere da che parte stare e non sempre questa scelta porta qualcosa di positivo, anzi nel caso di questi colleghi fu una scelta di morte”. Cittadini in divisa “totalmente consapevoli del pericolo a cui stavano andando incontro, perche’ a volte per scegliere da che parte stare si rischia eccome” gli ha fatto eco il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che ha aggiunto: “La nostra citta’ che ha pagato un prezzo impressionante, ha sempre pero’ avuto l’atteggiamento di non voltarsi dall’altra parte”.
Ad approfondire il tema e’ stato nel suo intervento anche il prefetto di Milano, Renato Saccone, che ha precisato: “La legalita’ non e’ un valore se non e’ all’interno della democrazia”, ricordando poi un episodio: “Nel 1971 l’allora prefetto di Milano denuncio’ che migliaia di giovani erano armati, ma il rapporto fu insabbiato. Poco dopo si formo’ il Collettivo politico metropolitano che fu l’atto fondativo delle Brigate Rosse”. L’attenizone “pero’ anche oggi va tenuta alta per evitare follie di questo genere” ha fatto presente il questore di Milano Sergio Bracco. In sala erano presenti, oltre ad alcune classi delle scuole che hanno partecipato al progetto, anche Mario Calabresi (giornalista e figlio del commissario ucciso dalle Br), con la madre Gemma e Maurizio Campagna, fratello dell’agente Andrea, anche lui vittima del terrorismo. (AGI)

Queste “vittime in divisa sono i difensori della legalita’ democratica – ha aggiunto il Prefetto di Milano, Renato Saccone -. Viviamo l’eterno presente, ogni cosa e’ un’ emergenza ma la nostra capacita’ di guardare al futuro dipende anche dal saper ricordare la notte della Repubblica e le sue tante vittime”. Alla presentazione del libro anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che ha ricordato il tributo di sangue pagato dalla citta’ negli anni di Piombo. “Milano e’ sempre in prima fila e fa sempre la sua parte, in quella fase storica ha pagato un prezzo impressionante – ha detto – ma questa e’ la cifra della nostra citta’, che non si gira mai dall’altra parte ma affronta le questioni che ogni tempo porta con se'”. In Sala Alessi erano presenti e sono intervenuti anche i parenti delle vittime di quegli anni, come Maurizio, il fratello di Andrea Campagna, agente della Digos, assassinato dai Pac a Milano, e Mario Calabresi con la madre Gemma, il figlio e la moglie del commissario Luigi Calabresi. (ANSA).

(ITALPRESS) – L’unicum del terrorismo degli anni di piombo visti e raccontati attraverso gli omicidi degli uomini delle forze dell’ordine. E’ stato presentato questa mattina a Milano, nella cornice di Palazzo Marino, il libro ‘Guardie. Le vittime in divisa del terrorismo’ di Ansoino Andreassi e Daniele Repetto, edito da Harpo. “Nel nostro Paese c’e’ sempre il rischio di vivere nel presente, con un passato che, invece di essere maestro in positivo o negativo, ricostruiamo nelle nostre teste perche’ abbiamo paura di cio’ che ci sta davanti” ha detto il capo della Polizia Franco Gabrielli, in collegamento video da Roma. “A un certo punto delle nostre vite pero’ arriva sempre il momento di scegliere da che parte stare, senza sapere se quella scelta sia positiva. Nel caso di questi colleghi fu una scelta di morte, ma fare la scelta giusta e’ cio’ a cui e’ chiamato ognuno di noi: scegliere il campo giusto e’ scegliere il campo della legalita’, dei diritti e delle liberta’”. Il progetto prevede anche il coinvolgimento di alcune scuole milanesi, con la creazione di alcuni video dedicati proprio alle storie degli uomini e le donne in divisa che hanno sacrificato la loro vita nella lotta al terrorismo. “Le vittime che oggi ricordiamo non sono solo difensori della legalita’, ma della legalita’ democratica. Perche’ se non e’ democratica, allora non e’ legalita’ – ha spiegato il prefetto di Milano, Renato Saccone -. Quella combattuta e’ stata una battaglia della democrazia vinta a costo di tanti sacrifici. E noi dobbiamo continuare con questo impegno: per guardare avanti non si deve perdere la memoria delle nostra radici”. Tra i parenti delle vittime, erano presenti Gemma e Mario Calabresi, vedova e figlio del commissario Luigi Calabresi, Giovanni Berardi, figlio del Maresciallo Rosario Berardi, e Maurizio Campagna, fratello dell’agente della Digos Andrea Campagna, ucciso da Cesare Battisiti. (ITALPRESS) – (SEGUE).
“Mi pare che anche il titolo, ‘Guardie’, segnali un aspetto culturale – ha affermato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala -.
Usare in maniera quasi dispregiativa questa parola, attirando antipatia verso chi fa il proprio dovere ci deve far riflettere sul fatto che questa e’ una battaglia certamente contro il terrorismo, ma anche di cultura. Questo e’ il motivo per cui un convegno come questo ha senso” ha spiegato. “Gli anni di piombo – ha sottolineato invece il questore di Milano, Sergio Bracco – furono anni sconvolgenti, con centinaia morti e migliaia feriti, sia cittadini inermi che innocenti servitori dello stato. Parlare ai giovani e’ importante perche’ non si devono innescare meccanismi di rimozione del nostro passato”.

(AGI) – Milano, 22 ott. – “In Italia il terrorismo, a differenza che in molti altri stati, e’ stato sconfitto con il codice alla mano, quello penale e quello di procedura penale.
Non ci sono state leggi di emergenza, nessuna compressione di liberta’ individuali, nessuna scorciatoia, nessun carcere speciale”. A dirlo e’ il procuratore aggiunto e capo del pool antiterrorismo della procura di Milano, Alberto Nobili, intervenendo oggi alla presentazione del libro “Guardie. Le vittime in divisa del Terrorismo”, di Ansoino Andreassi e Daniele Repetto, a Palazzo Marino.
“I terroristi hanno avuto i loro processi, le loro garanzie difensive, nel rispetto delle regole della civilta’ giuridica e sociale” ha precisato poi Nobili. La prova di quest’idea – a suo avviso – e’ un episodio recente che riguarda Cesare Battisti, l’ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo, arrestato in Bolivia: “Pochi mesi fa ho avuto l’ennesimo riscontro quando ho avuto l’occasione di interrogare Battisti, responsabile di quattro omicidi, e due di forze dell’ordine – ha raccontato – gli ho chiesto di raccontare le vicende che voleva confessare, e mi ha detto: ‘E’ inutile perche’ nelle sentenze che ho letto non c’e’ nulla di sbagliato. Quelle sentenze sono perfette'”. Secondo Nobili l’ammissione dell’ex terrorista e’ “un riconoscimento totale e pieno da parte di chi per 37 anni ha parlato in modo spregevole della giustizia italiana, con riferimenti di depistaggi e storture”. Ma c’e’ anche qualcosa in piu’: Battisti in questo modo “ha avuto il coraggio di rendere onore a chi aveva lottato in quegli anni con codice alla mano, frutto del lavoro di magistrati e forze dell’ordine”.

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