275-santelliJOLE SANTELLI, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, intervengo brevemente innanzitutto con riferimento all’aspetto, a mio avviso più delicato, sollevato specialmente dai colleghi dell’opposizione. Nell’intervento dei relatori, ma credo già nell’ambito della discussione svolta dalle Commissione riunite I e II, è emersa l’indisponibilità tanto del Governo, quanto della maggioranza, a modificare l’impianto sulla tracciabilità dettato da questo decreto-legge. Credo che la previsione di un approfondimento eventuale su alcuni meri profili tecnici, frutto dell’intesa con l’opposizione, insieme alla quale abbiamo deciso di appurare se stavamo fornendo delle indicazioni che potevano essere effettivamente verificate, fosse necessaria perché il legislatore non può che prevedere degli adempimenti che un’impresa può e ha il dovere di fare, se ne sussistono le condizioni, ma l’impianto normativo è questo, e ritengo che sia un vanto per questo Governo, per questa maggioranza e per l’intero Parlamento aver compiuto un passo così decisivo nella lotta alla criminalità, da un lato, ma, dall’altro, anche nei confronti di un ben diverso modello finanziario e fiscale di riferimento in questo Paese.
Il secondo aspetto delicato riguarda l’Agenzia. Il modello dell’Agenzia previsto dal cosiddetto piano antimafie, dunque un modello snello, di un’Agenzia che deve essere di servizio, con sede operativa nelle prefetture e finalizzata effettivamente al servizio da svolgere, è quello che rimane come esigenza prioritaria tanto del Governo, quanto di tutte le forze parlamentari. Poi siamo tutti pronti ovviamente ad intervenire in corso d’opera, se ci sono delle necessità pratiche, ma immagino che nessuno di noi abbia intenzione di formare un «carrozzone».
Nello specifico, un aspetto che mi interessa particolarmente perché è stato già sollevato dal collega Naccarato, concerne la previsione dell’assegnazione diretta dei beni da parte dell’Agenzia alle associazioni saltando i comuni. Personalmente, come ho già detto qui in Aula nel mio intervento in qualità di relatore, ritengo che sia una cosa negativa. Allo stato, secondo la legge istitutiva, l’Agenzia già indica ai comuni le associazioni che possono essere intenzionate ad usufruire del bene ed è nostro dovere coinvolgere in questo percorso culturale le amministrazioni comunali, specialmente nelle zone di maggiore delicatezza dal punto di vista criminale, altrimenti, significherebbe determinare una situazione politica a nostro parere non corretta, ma su questo credo che ci possa essere condivisione.
Infine, anche allo scopo di evitare delle possibili polemiche inutili ed anche per chiarirci, mi soffermo sul famoso articolo 8.
Ricordo un dato: la normativa vigente prevede che il sindaco invii l’ordinanza al prefetto affinché questo ne valuti la legittimità. Pag. 36Una volta che l’ordinanza ritorna al sindaco, questo può rinviarla esclusivamente affinché il prefetto verifichi la necessità di intervenire anche con delle forze di polizia, valutazione che non può che essere affidata al prefetto. Ciò prescrive la norma in oggetto e questa è l’interpretazione che bisogna dare. Credo che altra interpretazione non possa esistere all’interno del sistema della sicurezza pubblica, così come delineato nel nostro Paese.

GIACOMO CALIENDO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, registro che, in tutti gli interventi ascoltati finora, si è riconosciuta la necessità di norme che, pur apparendo eterogenee tra di loro in quanto intervengono su diversi aspetti, abbiano un comune denominatore, ossia quello di assicurare efficacia ed effettività ad una serie di prescrizioni che sono entrate nel nostro ordinamento a volte per mezzo di provvedimenti in materia di sicurezza di questa legislatura, a volte attraverso interventi addirittura precedenti.
Certamente, il provvedimento che è stato licenziato dal Consiglio dei ministri ha già avuto delle correzioni utili, a mio avviso, nelle Commissioni riunite. Mi riferisco al comma 2 dell’articolo 2, che è stato riscritto eliminando ogni dubbio interpretativo su quello che era il decreto del Ministro dell’interno sotto il profilo dell’identificazione dei compiti degli steward. Così, a proposito della tracciabilità dei flussi di denaro, l’emendamento delle Commissioni è stato non solo utile, ma in grado di chiarire definitivamente che anche ai contratti in corso si applicano, anzi sono integrate, le clausole di cui all’articolo 3 della legge in materia di tracciabilità, in modo da togliere quella distinzione che aveva caratterizzato l’interpretazione immediata del decreto-legge, a volte non del tutto coerente con tale finalità.
Anche l’onorevole Ferranti ha sottolineato la necessità di garantire all’Agenzia per la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata e alla mafia l’autofinanziamento. Questo viene assicurato dalle norme in esame delle quali, ovviamente, continueremo a discutere se vi fosse un’ulteriore possibilità di correzione e di modifica, così come già vi è stata la disponibilità dei relatori, peraltro ribadita in questa sede, e del Governo a valutare eventuali emendamenti nelle Commissioni. Non conosco ancora gli emendamenti che sono stati presentati – scadeva oggi alle ore 14 il termine per la presentazione – ma valuteremo quale possibilità vi è.
Esiste poi la questione dei rapporti tra i sindaci ed i prefetti. Credo che specialmente quelli della mia generazione debbano fare uno sforzo di carattere culturale perché la visione dei prefetti come espressione dell’organizzazione centrale dello Stato è dura a morire per far posto ad una nuova fisionomia di Stato che si basa sulle autonomie locali raccordate tra loro da un federalismo fiscale istituzionale compiuto. Oggi, anche in base agli articoli 117 e 118 della Costituzione, certamente abbiamo una nuova fisionomia degli enti locali che devono, per quanto concerne la sicurezza, lavorare di concerto con le autorità centrali.
Mi rendo conto che è difficile concepire il prefetto che dà esecuzione, o meglio, garantisce l’efficacia dell’ordinanza del sindaco del piccolo centro. Dobbiamo però trovare una soluzione, perché quelle ordinanze, che sono previste dall’articolo 54 e che tutti riteniamo utili, devono avere un’efficacia. Sarà forse il prefetto a dare l’ordine alla polizia o sarà forse direttamente il questore, dopo che l’ordinanza sia stata verificata sotto il profilo della legittimità dal prefetto nel momento dell’emanazione, ma certamente occorre una garanzia di effettività e di efficacia: non si può pensare di lasciare la situazione così com’è, senza possibilità di un intervento che assicuri quell’efficacia.
Badate a quello a cui si è fatto riferimento, mi pare da parte dell’onorevole Naccarato, sotto il profilo delle ronde e del Pag. 37fatto che non hanno avuto effetto: non è così, perché in alcune città, come Milano, dei city angels assicurano a tutta la zona al di là dell’aeroporto di Linate una garanzia di controllo. La questione dipende quindi dagli enti locali, dalla utilizzazione, dalla capacità di attuare le norme che vengono approvate. Pertanto, se vi sono problemi in questa norma, valuteremo con proposte emendative se riusciremo a trovare una soluzione alternativa, che abbia però la stessa finalità di garantirne l’efficacia.
Da ultimo, onorevole Tassone, posso condividere con lei la questione sulla disponibilità, di cui all’articolo 10, se siano o meno interventi sufficienti. Vorrei però solo ricordare che per i dirigenti generali dello Stato, compresi quelli delle forze di polizia e dei vigili del fuoco, sono previste quelle stesse norme che collocano in disponibilità chi occupa determinati servizi e funzioni, e che, finora, hanno trovato di fatto un’efficacia. Probabilmente si tratta di aggiungere una norma, che in situazioni eccezionali garantisca la possibilità di sforare i tetti che sono indicati.
Sotto il profilo dei magistrati necessari nella commissione centrale consultiva, non saprei risponderle, onorevole Tassone, se non con il parallelismo che si è voluto creare tra l’organismo del comitato provinciale per la sicurezza, del quale fa parte il procuratore generale e la presenza di un magistrato in questo organismo nazionale. Probabilmente non è necessario inserire un magistrato solo per l’attività che riguarda i magistrati, ma per tutto. Valuteremo però ciò in base alle proposte emendative.