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Lettera inviata al Presidente della Camera, On.le Laura Boldrini, al Presidente del Senato, Sen. Pietro Grasso, ed ai Capigruppo di Camera e Senato.

 

 

La lotta alle mafie, la garanzia dell’ordine pubblico e la promozione della legalità, equivalgono ad un investimento per aumentare la competitività, la crescita e lo sviluppo economico del Paese, nonché la sicurezza dei cittadini è la precondizione per la tenuta del bene fiducia nelle Istituzioni.
Le mafie giovandosi della crisi di liquidità, connessa alla negativa congiuntura economica, ne approfittino per sviluppare e radicare il loro profilo affaristico, oltre che nel meridione, nelle realtà del centro nord secondo una logica predatoria.
In una relazione al Parlamento dei nostri Servizi di Intelligence e in una audizione in Commissione Antimafia del Governatore della Banca d’Italia che ha espressamente riferito che durante la crisi le imprese vedono inaridirsi sia flussi di cassa sia cadere il valore di mercato del proprio patrimonio, è messa in luce l’humus nel quale le organizzazioni criminali possono meglio penetrare ed aggregarsi agli imprenditori in questo momento di grave crisi.
Soggetti e gruppi oltranzisti di chiara matrice eversiva tentano di sfruttare il disagio sociale, conseguente alla crisi economica che ha investito nostro Paese per innalzare il livello di scontro con le Istituzioni come dimostrato dall’attentato compiuto lo scorso maggio all’Amministratore delegato dell’Ansaldo Nucleare.
Va anche ricordato che migliaia di uomini sono impegnati quotidianamente per garantire l’ordine pubblico nelle centinaia di manifestazioni di protesta o di disagio connesso alla crisi economica che si svolgono in tutta Italia.
Al riguardo, si evidenzia che occorre evitare che i problemi che si sono accumulati e radicati nel tempo, connessi alla crisi economica finanziaria ed al conseguente disagio sociale, si trasformino in questioni di ordine pubblico.
La storia e la cronaca dimostrano che problemi a lungo trascurati, le tensioni sottovalutate, le domande a cui non si è data risposta tempestiva sono soggette a deteriorarsi fino ad intossicare le relazioni sociali che possono degenerare in forme violente a seguito di un evento a forte impatto emotivo.
Sono passati otto mesi da un gesto estremo e tremendamente esemplare, per l’atto e per il luogo scelto: nella tarda serata dell’11 agosto del 2012, un disoccupato si cosparse di liquido infiammabile dandosi fuoco in piazza Montecitorio. E morì il 19 agosto successivo.
Di recente, nella mattinata del 28 aprile u.s., proprio mentre il nuovo Governo giurava al Quirinale, un disoccupato ha tentato un gesto estremo rivolgendo l’arma contro 3 carabinieri davanti a Palazzo Chigi, rappresentanti dello Stato.
La nostra esperienza ci fa temere che gesti estremi, nel contesto generale che stiamo vivendo, in una manifestazione di piazza, consumata non solo accanto ai palazzi del governo, avrebbero la forza di una scintilla in grado di far esplodere il disagio accumulato nel Paese, generando quella partecipazione emotiva incontrollata e irrazionale, in cui preoccupano anche le strumentalizzazioni dei professionisti del disordine.
I blocchi totali e parziali nelle assunzioni del Personale di questi ultimi anni, con il conseguente innalzamento dell’età media delle donne e degli uomini delle forze dell’ordine, hanno indebolito la capacità di azione dell’intero sistema di sicurezza.
Le questioni sopra accennate, che riguardano direttamente il modello di sicurezza del nostro Paese, devono essere affrontate in modo esaustivo e completo al fine di garantire in modo efficiente ed efficace le libertà e i diritti fondamentali delle persone anche attraverso un’attività legislativa consapevolmente informata dalle questioni.
Occorre, allora, che in entrambi i rami del Parlamento sia reistituita una Commissione per gli Affari Interni i cui membri, in modo permanente, così come già avviene per le diverse questioni delle Finanze, della Difesa, della Giustizia e dell’Agricoltura, seguano la materia e l’elaborazione delle proposte di legge tecnico-normative che più da vicino toccano le Forze di Polizia ed il loro coordinamento, l’ordine, la sicurezza pubblica e la «sicurezza privata».
Le Commissioni Affari costituzionali del Senato e della Camera dei Deputati, sovraccariche di competenze, hanno già in passato mostrato, infatti, i loro limiti, dando, al massimo, formali via libera, sotto l’impulso della questione di fiducia a provvedimenti adottati nelle sole stanze ministeriali.
Il tema è assai delicato e riguarda direttamente lo svolgimento della vita democratica del nostro Paese per cui è di tutta evidenza che occorre una reale e cosciente assunzione di responsabilità politica in Parlamento che sarà sicuramente proficua e apprezzata dal Paese.
Roma, 6 maggio 2013

Enzo Marco Letizia

REISTITUZIONE COMMISSIONE AFFARI INTERNI