Signor Capo della Polizia,

la previsione, che modifica l’art.59 del Dlgs. 334, tesa ad integrare la composizione della Commissione per la progressione in carriera dei funzionari sia con l’ingresso dei Prefetti, non provenienti dai ruoli dirigenziali della Polizia di Stato, sia dei Dirigenti Generali Direttori degli Uffici e Direzioni Centrali del Dipartimento della Pubblica Sicurezza è apprezzabile per l’inclusione di questi ultimi nella citata Commissione.
Mentre la partecipazione dei Prefetti non provenienti dalla Polizia, come più volte evidenziato, non ci convince affatto.
A quasi quarant’anni dalla promulgazione della Legge 121, dovremmo prendere coscienza che gli aspetti logistici e quelli organizzativi sul trattamento economico, affidati a soggetti non provenienti dai ruoli della Polizia di Stato, sono il tallone d’Achille della nostra Amministrazione.
Non possiamo sottacere che tra le cause di questa criticità c’è la diversa cultura e formazione di quelle componenti che non vivono i nostri problemi di servizio nell’operatività quotidiana: certe volte si ha l’impressione che “noi della polizia” siamo pratiche da trattare e non importa se si impolverano.
Perciò, guardiamo con preoccupazione la concessione ad altri di cogestire contenuti e decisioni cruciali per il nostro incarico, per le nostre legittime aspettative e per il doveroso riconoscimento delle nostre peculiarità e della nostra carriera.
Le altre forze di Polizia ad ordinamento militare si sono affrancate negli anni ed hanno conquistato la loro piena autonomia e indipendenza che ha permesso loro di tutelare e valorizzare la loro specificità e la loro identità, a garanzia delle funzioni, ma anche degli aspetti organizzativi, compresi quelli riguardanti il curriculum e gli avanzamenti professionali.
Il principio che hanno attuato è stato semplice: i Carabinieri ai Carabinieri e la Guardia di Finanza alla Guardia di Finanza.
Comprendiamo le buone intenzioni affinchè vengano meglio rappresentati nelle Commissioni di Avanzamento i funzionari di polizia che dipendono funzionalmente da quegli uffici o direzioni centrali diretti da prefetti non provenienti dai nostri ruoli.
Tuttavia la storia insegna come soggetti diversi da chi ha indicato la strada abbiano strumentalizzato quelle buone intenzioni per interessi particolari.
Non ci preoccupa il presente con un Capo che ha dimostrato esperienza, autorevolezza e conoscenza dei nostri problemi, restituendo dignità e orgoglio alla Polizia di Stato, ma il futuro che nessuno di noi dispone.
Purtroppo, la storia non la fanno le regole ma gli uomini che le interpretano.
Ecco perché noi proponiamo, come bilanciamento all’introduzione dei prefetti non provenienti dai ruoli della Polizia nella nostra Commissione per la progressione in carriera, la partecipazione dei Prefetti di origine di Polizia alla Commissione di Avanzamento che procede allo scrutinio del personale della carriera prefettizia in servizio presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza.
La Polizia alla Polizia. Perché la sua dirigenza ha la funzione di autorità di pubblica sicurezza. La Polizia per la Polizia. Perché alla sua dirigenza vanno dati i mezzi, le sedi, e gli strumenti per valorizzare ed esprimere la sua vocazione di servizio nel pieno riconoscimento della sua peculiarità e identità.

Roma, 27 settembre 2018

Enzo Marco Letizia

Lettera al Capo – 27 sett – mod art