66-puntiCare colleghe, colleghi e amici,

é opinione consolidata in tutti i settori della società che una delle priorità strategiche del Paese o se si preferisce un caposaldo delle politiche di governo, sia rappresentato dalla sicurezza. Che non significa solo salvaguardare gli standard di lotta alla criminalità, ma che consiste nella difesa di diritti democratici, di condizioni di pari accesso alle opportunità e alla cittadinanza, quindi anche la difesa di requisiti di uguaglianza e equità all’origine o conquistata con il lavoro, l’appartenenza allo stato sociale, l’esercizio di doveri.
Si tratta di principi solo apparentemente elementari. Il nostro Paese registra un pericoloso innalzamento dei livelli di tolleranza dell’illegalità e dei comportamenti trasgressivi. Favorita anche dall’indifferenza colpevole e dalla sostanziale impunità nei confronti di atteggiamenti che erodono la coesione sociale, la crescita armoniosa ed equa, condizioni paritarie di accesso a servizi, beni e conoscenza.
Che non si conduca una efficace lotta all’evasione (mancano 4.000 finanzieri negli uffici operativi, come si può pensare di recuperare i 100 miliardi annuali dell’evasione fiscale?) così come a forme più o meno vistose e pesanti di illegalità, che si tratti di malcostume, di procedure di affidamento irregolari, di clientelismo, fino alla occupazione di intere porzioni del nostro territorio da parte della criminalità organizzata, significa contribuire alla compromissione della stabilità sociale, e quindi all’insicurezza.
Le forze dell’ordine vivono nella quotidianità fermenti, istanze e malessere sociale e pagano in prima persona come operatori e come cittadini disfunzioni e restrizioni, imposte da una crisi economica senza uguali e da un contesto sociale e politico incerto nel quale mancano riferimenti solidi e ricettivi.
Ciò nonostante, come nella nostra consuetudine e nella nostra vocazione di servizio, abbiamo scelto la via del dialogo costruttivo attraverso un’azione di protesta progressiva e continua, senza far mancare il nostro contributo con proposte e raccomandazioni concrete e operative.
È stato questo un anno speciale per il nostro impegno, che ha mostrato un’Associazione forte, tenace e unitaria, pur nel rispetto delle diverse opinioni e convinzioni. Ma che è stato anche caratterizzato da una ritrovata intesa con altre rappresentanze sindacali con le quali abbiamo condiviso battaglie, parole d’ordine e le espressioni di una critica civile indirizzata alla costruzione di proposte alternative, ispirate all’interesse della categoria ma soprattutto del bene pubblico.
Possiamo dire che la nostra forza propositiva ha fatto da benefico catalizzatore nel consolidamento di una esperienza di condivisione per ipotesi e proposte, che hanno accreditato in modo nuovo l’Associazione come soggetto ispiratore di soluzioni e analisi presso i decisori, il legislatore e l’opinione pubblica. Ciò è confermato anche dall’attenzione che i media, cartacei e televisivi, ci hanno assicurato dando spazio alle nostre istanze.
Grazie al rafforzamento della nostra Associazione all’interno del cartello sindacale della Polizia di Stato, abbiamo ottenuto risultati certamente non esaustivi, ma importanti. Proseguiremo su questo solco convinti che la nostra capacità propositiva si consoliderà sempre più come un irrinunciabile punto di vista e un valore aggiunto alla costruzione delle politiche della sicurezza. Del resto è ben chiaro a tutti noi che ci attende un autunno impegnativo durante il quale dovremo ottenere risultati su fronti e istanze già troppe volte disattesi: dal riordino delle carriere al recupero di quei fondi già accantonati e ancora una volta sottratti dall’ultima manovra economica del Governo.

La manovra del Governo – Breve cronaca della nostra azione sindacale

Già prima della pubblicazione della manovra correttiva denunciavamo come essa non riconoscesse affatto i sacrifici quotidiani degli uomini e delle donne della polizia. Il primo giugno 2010, il giorno dopo la promulgazione del decreto legge sui tagli alla spesa pubblica, non abbiamo taciuto che esso era un colpo al funzionamento dell’intero sistema di sicurezza.
Il 7 giugno scriviamo al Ministro dell’Interno Roberto Maroni sottolineandogli che non ci saremmo aspettati che, dopo appena tre mesi dal riconoscimento della specificità, il decreto legge del 31 maggio avrebbe colpito pesantemente i direttivi ed i dirigenti della polizia con il blocco dei contratti, degli adeguamenti ISTAT, degli scatti e perfino lo stipendio a chi comunque sarà promosso nel triennio 2011/2013, i cui effetti sarebbero stati particolarmente pesanti per tutti coloro che nello stesso triennio fossero andati in pensione.
Il 9 giugno, senza usare mezzi termini diciamo che il Governo mette le mani nelle tasche dei poliziotti, facendo emergere che è assurdo tagliare la diaria della missione all’estero poiché mortifica coloro che si recano all’estero per combattere il narcotraffico e per rimpatriare gli immigrati clandestini nei loro Paesi.
Il 14 giugno il Ministro Maroni in una riunione pubblica richiede al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta di ripristinare il pagamento delle missioni estere.
Negli stessi giorni si avviano una serie di contatti con i gruppi parlamentari e veniamo ricevuti al Senato dal capo gruppo dell’UDC Senatore Giampiero D’Alia, dai capi gruppo del PDL Senatore Maurizio Gasparri ed Onorevole Fabrizio Cicchitto ed infine dal capo gruppo del PD Senatrice Anna Finocchiaro.
Il 17 giugno sottoponiamo ai gruppi parlamentari (Italia dei Valori, Lega Nord Padania, Partito Democratico, Partito della Libertà, Unione di Centro, Misto) della Camera dei Deputati e del Senato le nostre proposte di emendamento al decreto legge volti a far escludere dai tagli il Comparto Difesa e Sicurezza.
Il 18 giugno comincia il cambio di passo della nostra azione sindacale, con la prima denuncia pubblica delle contraddizioni di una manovra che gela la sicurezza e brucia il futuro degli italiani.
Il Ministro Maroni nell’incontro del 22 giugno non dà nessuna certezza sull’accoglimento degli emendamenti che cassano gli effetti negativi di quelle norme della manovra che maggiormente penalizzano la specificità del nostro lavoro e della funzione di polizia, mentre, invece, da ampie assicurazioni per le missioni internazionali. segue…

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