45-imagesca11ydi7La crisi economica, sociale, politica e morale rende più reale la minaccia di riunire la nazione in un unicum aberrante, un “Mezzogiorno d’Europa”, centro cruciale e vulnerabile della grande rete della criminalità. L’arresto eccellente di Zagaria ha la sinistra potenza simbolica e dimostrativa di testimoniare che la criminalità organizzata si è insinuata negli interstizi finanziari, si è posata con il favore di molte insospettabili complicità negli ampi alvei della corruttela in tutto il Paese. Dobbiamo uscire dall’immagine letteraria di padrini e picciotti che ha gratificato noi, gli onesti, compiacendoci delle nostre certezze, delle nostre liturgie, dei convegni, delle commemorazioni, dei libri, delle analisi. Nella realtà quotidiana, i criminali agiscono nell’impunità mirando a profitto e potere con procedure e metodi che si sono profondamente innovati: attività imprenditoriali collocate nell’economia reale attraverso un intreccio di partecipazioni azionarie, jointventure, investimenti immobiliari, nel quale il traffico di droga è solo una voce di profitto rispetto al controllo soffocante sulla spesa pubblica. E’ cambiata la fisionomia dei loro “amici”: una volta quelli che favorivano, proteggevano, coprivano, restavano nell’ombra, fuori dall’organizzazione. Oggi ne sono un pezzo, partecipano in prima persona e a pieno titolo primari, amministratori, parlamentari, commercialisti, banchieri o bancari, operatori in doppiopetto e colletto bianco, capaci di coprire tutte le esigenze della filiera malavitosa: sparare, riciclare, progettare, approvare, firmare, mettere in cima o in fondo alla pila di permessi, fatture, autorizzazioni.
È cambiata la territorialità e anche la mappa del capitalismo mafioso e criminale, i suoi teatri e i suoi luoghi. Passa dall’economia del racket, dell’estorsione, del contrabbando, del controllo della prostituzione, del traffico della droga, ai nuovi comparti: ciclo dei rifiuti, cantieri autostradali, convenzioni sanitarie, rifacimenti delle reti ferroviarie, cantieri di carceri e caserme, centri commerciali, bretelle autostradali. Ma anche l’Expo, i finanziamenti comunitari, il borsino dei precari e le cooperative sociali, l’ultimo degli affari è il gioco d’azzardo in concessione.
Zagaria è stato arrestato nel suo paese, ma il camorrista costruttore ed imprenditore aveva una rete di relazioni estesa ben oltre l’area di influenza campana. Nella “Padania” pingue, potente e influente la criminalità condiziona il sistema degli appalti, le gare, il settore dell’edilizia, quello dell’energia, i cantieri, le discariche, le attività di movimento terra e la gestione della cave. E’ l’area dove vengono monitorati i più cospicui flussi di denaro sospetto. Secondo la Commissione Parlamentare la penetrazione della criminalità nelle regioni italiane e in particolare in quelle del Nord è capillare tanto da aver raggiunto un livello di integrazione profondo con il contesto sociale, economico e politico, lo dimostra, senza ombra di dubbio, l’inquietante inchiesta sull’ex presidente della Banca Popolare di Milano che avrebbe concesso un finanziamento di circa 150 milioni di euro, in cambio di alcuni milioni, ad una società, operante nel gioco d’azzardo, che farebbe capo al figlio di un boss affiliato al clan Santapaola. Si tratta di processo malato di adeguamento conformista e sleale a standard elevatissimi di illegalità, facilitati dalla pratica del rimescolamento di pubblico e privato che ha eroso l’autorità delle istituzioni, esaltato dall’impoverimento generale a detrimento del senso della legge e di quello della giustizia anche sociale, promosso dall´incremento dell´evasione fiscale dalla pratica trasversale e ormai strutturale della corruzione in una specie di divorzio tra governo della legge e governo delle convenienze, dove per governo delle convenienze non deve intendersi ciò che è prudente o necessario per il bene del Paese, ma ciò che è utile al fine di consolidare o proteggere opachi legami di potere e interesse tra individui o gruppi sociali. Quando gli affari di stato sono trattati come affari di partito e gli affari di partito come affari personali è facile far passare l’impunità per garantismo. Non è formale la preoccupazione del persistere di più o meno latenti conflitti di interesse, che perpetuano questa tendenza. E non è retorico affermare che la necessità non giustifica né deve legittimare le disuguaglianze: dove c’è iniquità vengono alimentate la discrezionalità e la arbitrarietà, la stessa che fa preferire l’accanimento sui già colpiti risparmiando potentati intoccabili, mascherando la scarsa determinazione da impotenza, come nel caso dell’incremento del prelievo sui capitali scudati. Non può bastare l’equità fatta roteare come una muleta per confondere la collera, qualche espediente poco sapiente per convincerci che anche i ricchi possono piangere. La legalità, come l’equità per non essere disuguali, non possono essere profezie disarmate. Seguire i soldi è un ottimo sistema per comprendere dove va la società e da dove viene. Boris Giuliano fu ucciso dalla mafia perché stava seguendo le traccia che lasciavano gli assegni bancari. Dunque, occorre essere svegli, preparati competenti e bene attrezzati. E motivati. Soprattutto se si tratta di fondi occulti, di risorse messe in circolazione dalla malavita, di proventi di attività illegali. Lo sappiamo tutti, sembra non saperlo invece il mondo della politica, se nell’ultima legge di stabilita’ si è consentito di penalizzare proprio il personale della Direzione investigativa antimafia, riducendogli la busta paga, come fosse una misura punitiva nei confronti di chi ha svolto indagini delicate ed ha negli ultime 3 anni sequestrato beni per 5,7 miliardi di cui 1, 2 miliardi di euro sono stati confiscati. E che si aggiunge alla sottrazione di fondi che sta strangolando il funzionamento del servizio di protezione per i pentiti e testimoni di giustizia. Nei fatti, lentamente si stanno smantellando le strutture cardine dell’antimafia. Ancora una volta si preferiscono eroi, martiri, misure speciali e riflettori, invece di promuovere una azione continua, capillare ed efficiente, condotta da una forza in campo fatta di professionisti coordinati preparati, impegnati quotidianamente e sostenuti da un tessuto organizzativo robusto, ben attrezzato e moderno, stimolati ed incentivati, proprio perché sono in prima linea nella tutela delle garanzie e nella difesa della legalità. C’è un modo per impoverire la lotta all’illegalità: è quello che toglie risorse, potenza e vigore agli operatori della sicurezza, quelli che sono chiamati a custodire l’ordine pubblico, a mantenere le garanzie del rispetto delle leggi, a tutelare la qualità delle istituzioni e della loro autorevolezza. Qualcuno è convinto che forze dell’ordine depauperate, avvilite, umiliate siano più manovrabili e quindi inclini ad assecondare comandi iniqui. Così come cittadini impoveriti e colpiti nella dignità, nel lavoro, le cui aspettative di futuro sono disattese, diventino bambini facili da persuadere e guidare verso soluzioni d’avventura.

EDITORIALE: CONTAMINAZIONE DI LIVELLO GIUGNO 2012