221-2maroniiiiSignor Ministro,
a fronte dei recenti fatti di cronaca e delle dichiarazioni che ne sono conseguite, con uno spiacevole, reiterato e – riteniamo – pretestuoso coinvolgimento della Polizia di Stato, desideriamo sottoporLe alcune considerazioni.
Abbiamo sinceramente apprezzato il chiarimento da Lei richiesto al Sig. Presidente del Consiglio, dopo quelle che – almeno allo stato ed in assenza di riscontri – è possibile definire irresponsabili dichiarazioni dallo stesso rese in merito ai pretesi e non documentati abusi compiuti dagli agenti della Questura di Milano, in occasione delle perquisizioni eseguite nei confronti delle intrattenitrici di Arcore ed a tenore delle quali è stato pubblicamente riferito che: “Queste perquisizioni, nei confronti di persone che non erano neppure indagate, ma soltanto testimoni sono state compiute con il più totale disprezzo della dignità della loro persona e della loro intimità. Sono state maltrattate, sbeffeggiate, costrette a spogliarsi, perquisite corporalmente, fotografati tutti i vestiti, sequestrati tutti i soldi, le carte di credito, i gioielli, i telefoni e i computer. Sono state portate in questura, alcune senza neppure poter chiamare un avvocato e tenute lì dalle otto di mattina fino alle otto di sera senza mangiare e senza poter avere alcun contatto con l’esterno. Trattate, dunque, come criminali in una pericolosa operazione antimafia. Una procedura irrituale e violenta indegna di uno stato di diritto che non può rimanere senza una adeguata reazione”.
Non consta, alla data odierna, alcuna denuncia di abusi da parte dei soggetti perquisiti nella citata occasione, né alla suggestiva ricostruzione, abilmente divulgata alla stampa, corrisponde l’indicazione concreta di fatti antigiuridici lesivi dei diritti individuali garantiti dall’ordinamento.
Non possiamo, allora, esimerci dallo stigmatizzare con il dovuto vigore l’ambiguità di quanti, ai vertici delle istituzioni, pur invocando ripetutamente tutela della privacy, presunzione di non colpevolezza, rispetto del segreto istruttorio e denunciando le odiose campagne di delegittimazione e persecuzione mediatica dei “malcapitati” di turno, non si peritano, tuttavia, di gettare gratuitamente discredito sull’operato della Polizia di Stato, con ciò, peraltro, rischiando di compromettere quel delicato legame fiduciario con il cittadino, frutto della quotidiana azione di tutti gli appartenenti al Corpo, perseguita, talvolta, anche a costo dell’estremo sacrificio personale.
E riteniamo, a questo punto, opportuno ricordare che lo Stato di diritto si fonda ineliminabilmente sulla tripartizione dei poteri. Esso si definisce tale in quanto sceglie di autolimitarsi attraverso il diritto e garantisce ai consociati posizioni giuridiche soggettive che possono esser fatte valere anche nei propri confronti. In uno Stato di diritto, tutti i cittadini sono liberi ed uguali davanti alla legge.
Ci aspettiamo, dunque, che in uno Stato di diritto – oltre che molto altro – sia certo rispettato il segreto di indagine, si rifugga dalle anticipazioni di responsabilità, spesso demagogiche e comunque strumentali, sia garantita l’autonomia di giudizio della collettività attraverso un’equilibrata e responsabile informazione e sia sempre assicurata, con intransigente chiarezza, la necessaria serenità e legittimazione al quotidiano operato delle istituzioni pubbliche (ivi inclusa, per quanto più ci preme, la Polizia di Stato).
E così, Signor Ministro, auspichiamo che Lei possa ulteriormente sostenere l’azione degli uomini e delle donne della Polizia di Stato, scongiurando il rischio che le troppo frequenti esternazioni di certi esponenti politici, anche impegnati in cariche di Governo, di certa stampa e addirittura dello stesso Presidente del Consiglio, possano gettare ulteriori ombre e discredito sulla legittimità del nostro operato.
Si apprende, inoltre, da fonte non anonima, che personale preposto alla scorta del Premier sarebbe stato impropriamente distratto dalle proprie funzioni ed impiegato per riaccompagnare a casa amiche e conoscenti.
Tuttavia, nella “mercificazione” generale che sembra fatalmente caratterizzare, sotto innumerevoli profili, l’attuale contesto politico e sociale, opponiamo la nostra più ferma e recisa resistenza alla “mercificazione” di ciò che è e deve rimanere pubblico. Di ciò che non appartiene a nessuno perché è di tutti.
E la Polizia di Stato è di tutti. Per tutti e per ciascuno. Ma in nessun caso essa è di qualcuno in particolare.
L’utilizzo improprio di risorse umane e materiali della Polizia di Stato non è, dunque, un fatto privato. Ed oltre che moralmente assai grave, esso è anche penalmente illecito, ove accertato.
Ed ancora, innanzi all’ipotizzata concussione per le indebite pressioni esercitate nel “caso Ruby”, riteniamo francamente inaccettabili le continue ed insistenti insinuazioni a tenore delle quali i Funzionari e gli Agenti della Questura di Milano sarebbero a loro volta corresponsabili dei fatti su cui sono ancora in corso indagini da parte dell’Autorità Giudiziaria, giacché la concussione – come del resto noto – non è reato a concorso necessario.
Infine, alcuni giorni or sono, abbiamo chiesto al Signor Presidente del Consiglio di smentire pubblicamente l’utilizzo di uniformi della Polizia di Stato da parte delle intrattenitrici che sono solite frequentare la Sua residenza di Arcore.
Ma non abbiamo ottenuto alcuna risposta. Ed in questo, come in molti altri casi, siamo stanchi di essere ignorati.
Anche a fronte delle Sue recenti dichiarazioni apparse sulla stampa nazionale, confidando nella Sua persona e nel Suo rigore istituzionale, Le chiediamo tuttavia maggior vicinanza e considerazione, Signor Ministro. Le chiediamo sostegno, supporto e reale attenzione per tutta la Polizia di Stato, sia sotto l’aspetto morale che sotto quello materiale, al di là delle mere attestazioni di stima e fiducia di carattere personale.
Se possiamo ritenerci certamente lieti del Suo orgoglio per i numerosi successi investigativi raggiunti e per le brillanti operazioni di Polizia Giudiziaria susseguitesi negli ultimi anni, non possiamo, però, fare a meno di sottolineare, ancora una volta, che, nella quasi totale assenza di progetti ed interventi concreti a favore del “comparto sicurezza”, questi successi appartengono solo a noi e sono stati possibili solo grazie al sacrificio ed all’impegno personale di tutti coloro che ogni giorno continuano ad operare ad esclusivo beneficio del Paese e dei suoi cittadini.

Il Vice Segretario Nazionale vicario
Dott.ssa Lorena LA SPINA

Roma, 26 gennaio 2011

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