• 23-renziOGGETTO: Debiti della P.A. – Corruzione – Considerazioni.

    Al Sig. Presidente del Consiglio dei Ministri
    Matteo RENZI – ROMA –

    Al Sig. Ministro dell’Interno
    On.le Angelino ALFANO – ROMA –

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    Signor Presidente del Consiglio, Signor Ministro,

    i temi della legalità e della sicurezza meritano una presa di posizione seria e definitiva. Abbiamo dimostrato con studi e ricerche che le attività illegali alterano la competizione ed il mercato e costituiscono un costo aggiuntivo per le comunità ed i territori ove esse allignano. In Italia il peso dell’economia sommersa è stimato, secondo i dati della Banca d’Italia, al 31% del PIL. Le mafie frenano la crescita del Paese e nelle regioni del meridione impediscono di fatto lo sviluppo economico ed imprenditoriale. L’influenza della criminalità organizzata e dei reati commessi dai c.d. colletti bianchi determina, tra l’altro, un aumento del costo dell’accesso al credito per le imprese, i cittadini e le banche, con effetti fortemente afflittivi sull’iniziativa economica.
    Ci sembra quindi che, proprio nell’attuale contesto, la crisi economica ed il considerevole debito pubblico che grava sul bilancio del nostro Paese, rendano quanto mai attuali una serie di considerazioni, in particolare, in tema di lotta alla corruzione. Ed infatti, appare ormai certo il contributo dei fenomeni legati al malaffare ed alla collusione tra politica, pubblica amministrazione e settore imprenditoriale nella creazione di un’enorme voragine dei conti dello Stato, da cui conseguono l’impoverimento del welfare, la perdita di credibilità delle istituzione e degli organi di rappresentanza.
    La crisi ha paralizzato la crescita, annientato lo stato sociale, impoverito i consumi, ma non il malaffare e l’illegalità, che anzi appaiono irrobustiti proprio grazie al disordine morale, alla crescente indifferenza per le regole, alla tolleranza nei confronti del familismo e del clientelismo, che si nutrono di relazioni opache e lievitano nel clima economico informale e nell’incertezza delle garanzie.
    Recentemente, la Commissione ha ricordato nel suo primo report sulla corruzione in Europa, che per l’Italia essa ha un valore di circa 60 miliardi l’anno, pari a circa il 4% del Pil. Quei 60 miliardi sono la metà di quello che l’economia europea perde annualmente per casi di corruzione, ovvero 120 miliardi.
    La corruzione, e più in generale l’illegalità, la criminalità e l’inefficienza amministrativa — tutti fenomeni strettamente collegati — sono ostacoli formidabili alla crescita economica e al benessere della popolazione e determinano una grave lesione della qualità della democrazia e della convivenza civile.
    Un sistema politico ad alta densità di corruzione intacca alla radice il vincolo di fiducia che lega i cittadini alle istituzioni rappresentative e le legittima. La corruzione, in altri termini, non scava soltanto voragini nei bilanci pubblici, ma produce un grave deficit di democrazia: da un lato, perché incide negativamente sulla competizione elettorale – che della democrazia è il meccanismo procedurale per eccellenza – poiché assegna risorse addizionali e un vantaggio concorrenziale proprio ai meno onesti, ai più spregiudicati e abili nel reinvestire le tangenti nelle campagne elettorali e nella costruzione delle loro reti clientelari; dall’altro, perché minaccia il sistema e lede il rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni, anche attraverso l’introduzione di elementi di arbitrarietà nelle politiche di controllo e vigilanza e nella produzione di norme che finiscono per diventare largamente assolutorie della corruzione medesima, specie ove la stessa si concretizza come procedura asseritamente difensiva per la rimozione di ostacoli, come pratica di condoni e scudi, come smantellamento del sistema dei controlli e delle autorizzazioni.
    La corruzione impoverisce la società, l’economia e la democrazia del Paese, perché si alimenta del denaro pubblico e, violando la trasparenza delle regole (per esempio quelle per l’aggiudicazione degli appalti nelle “Grandi opere” o nei lavori pubblici ordinari), compromette il fondamentale principio che presiede al contenimento dei costi: competenza su una posizione di parità.
    Le misure auspicate dal Governo in materia di semplificazione dovranno necessariamente essere accompagnate da una pratica di vigilanza e da un controllo rigido su procedure, transazioni, appalti, incarichi, giacché la corruzione cagiona danni incalcolabili alle risorse dei contribuenti, al circolo virtuoso che dovrebbe alimentare la libera concorrenza ed il mercato, ai potenziali competitori. In tal senso, nel salutare con estrema soddisfazione la nomina del Dott. Raffaele CANTONE alla guida dell’Autorità anticorruzione, ci auguriamo che il nuovo esecutivo assicuri il massimo impegno affinché la medesima sia concretamente posta in grado di assolvere, con tutti gli strumenti necessari, il gravoso e strategico compito che le è affidato.
    Queste considerazioni valgono, in particolare, per gli incarichi e gli appalti della Pubblica Amministrazione e per il tema rovente del pagamento dei crediti maturati. Le proposte che Confindustria ha indirizzato al Governo abbracciano diversi campi, sui quali spicca lo sblocco immediato di 48 miliardi in due anni per i debiti della PA.
    Richiesta sacrosante, che hanno anche un effetto secondario da non sottovalutare: il diffondersi della precarietà, l’indebitamento, la crescita dell’insicurezza, l’indisponibilità del sistema bancario e finanziario a dare assistenza alle aziende in crisi le rende permeabili alla penetrazione della criminalità, che approfitta della loro vulnerabilità per integrarsi nell’economia “legale”.
    Ciononostante, proprio in questo clima di insicurezza e arbitrarietà, a fronte della precarietà del sistema dei controlli, da anni impoverito per non dire demolito, è indispensabile procedere ad un’accurata selezione delle priorità e ad un’attenta analisi della legittimità delle richieste.
    La grande massa dei debiti maturati riguarda, infatti, un numero considerevole di piccole e medie imprese, di ditte artigianali, la cui sopravvivenza è “in forse”. Ma tra le richieste spiccano anche quelle di aziende che hanno mostrato una colpevole disinvoltura, delle quali sono state accertate frequentazioni discutibili e alleanze opache. Alcune sono sotto inchiesta per tangenti, per pratiche speculative, per corruzione. C’è da sospettare che, in certi casi, si tratti proprio di soggetti su cui gravano precise responsabilità del disastro economico e morale in cui versa il nostro Paese, gli stessi che hanno contribuito a generare il nostro debito pubblico e a rendere sempre più inadeguato e povero il nostro stato sociale, ai danni delle categorie più deboli e bisognose.
    Sarebbe auspicabile, dunque, predisporre procedure di indagine e valutazione certe, vere e proprie linee guida ed appropriati format, anche con la collaborazione della Corte dei Conti, affinché sia possibile procedere ad una verifica preventiva in ordine alla legittimità delle procedure utilizzate per le aggiudicazioni e ad un vaglio dei debiti superiori ad una soglia prestabilita, in modo da proporre all’interlocutore privato una ragionevole transazione basata sui valori di mercato e sui costi standard di prodotti e prestazioni.
    Si pensi, in particolare, ai debiti maturati dal sistema sanitario, che rappresenta la voce più onerosa e maggiormente soggetta ad arbitrarietà ed a pratiche di corruzione, secondo la stessa Corte dei Conti.
    Si tratta di un tema che interessa molto da vicino anche gli operatori della Polizia di Stato, che vanta un credito riguardante la completa copertura dell’indennità perequativa una tantum 2012-2013 (volta ad attenuare i gravissimi effetti del blocco economico), l’adeguamento delle retribuzioni all’indice ISTAT e il reperimento dei fondi alternativi per la sospensione del blocco prorogato a tutto il 2014.
    Riteniamo con serena convinzione che proprio in questo clima di incertezza e sfiducia, i debiti contratti con i tutori delle forze dell’ordine dovrebbero senz’altro comparire tra quelli privilegiati, giacché la soddisfazione delle loro legittime richieste è garanzia della sicurezza stessa della collettività e delle istituzioni.

    Roma, 17 marzo 2014

    Lorena La Spina