Sono passati 36 anni dal giorno in cui Ninni Cassarà e Roberto Antiochia caddero sotto i colpi di oltre duecento proiettili di kalashnicov sparati dagli appartenenti a diverse cosche mafiose. Cadde Cassarà tra le braccia della giovane moglie che gli corse incontro nell’androne di casa dove era riuscito ad entrare. Pochi giorni prima avevano ammazzato il suo collega ed amico Beppe Montana.
Sembra una stagione lontana nel tempo e ricordarla appare a troppi un semplice esercizio di memoria.
La storia criminale ci ha invece insegnato di come le organizzazioni mafiose siano abili nel nascondersi continuando ad operare nell’ombra, ad attentare ai principi di legalità che governano il nostro Paese.
Rispetto alla stagione drammatica di 36 anni fa vediamo certamente meno sangue sulle nostre strade ma non per questo possiamo abbassare la guardia.
Sistematiche sono le operazioni delle forze di polizia contro infiltrazioni che minano l’economia del Paese”
“Gli ingenti contributi e finanziamenti stanziati per far ripartire il tessuto imprenditoriale dopo i diversi lockdown, devono finire nelle mani dell’azienda e delle imprese sane.
Per questo ricordare Cassarà e Antiochia non è retorica, ma pungolo per tutte le istituzioni e per tutti i cittadini a continuare in una lotta alla mafia che in quegli anni ci portò via la nostra migliore gioventù di investigatori.

MAFIA: FUNZIONARI POLIZIA “RICORDARE CASSARÀ E ANTOCHIA E’ DOVERE MORALE”

ROMA (ITALPRESS) – “Sono passati 36 anni dal giorno in cui Ninni Cassara’ e Roberto Antiochia caddero sotto i colpi di oltre duecento proiettili di kalashnicov sparati dagli appartenenti a diverse cosche mafiose”. Lo ha detto il portavoce dell’associazione nazionale funzionato di Polizia, Girolamo Lacquaniti, ricordando il 36^ anniversario della uccisione del vicequestore Cassara’ e del giovane agente Roberto Antiochia.
“Cadde Cassara’ – ha aggiunto – tra le braccia della giovane moglie che gli corse incontro nell’androne di casa dove era riuscito ad entrare. Pochi giorni prima avevano ammazzato il suo collega ed amico Beppe Montana. Sembra una stagione lontana nel tempo e ricordarla appare a troppi un semplice esercizio di memoria. La storia criminale ci ha invece insegnato di come le organizzazioni mafiose siano abili nel nascondersi continuando ad operare nell’ombra, ad attentare ai principi di legalita’ che governano il nostro Paese. Rispetto alla stagione drammatica di 36 anni fa vediamo certamente meno sangue sulle nostre strade ma non per questo possiamo abbassare la guardia”.
(ITALPRESS) – (SEGUE).

“Sistematiche sono le operazioni delle forze di polizia – ha concluso – contro infiltrazioni che minano l’economia del Paese.
Gli ingenti contributi e finanziamenti stanziati per far ripartire il tessuto imprenditoriale dopo i diversi lockdown, devono finire nelle mani dell’azienda e delle imprese sane. Per questo ricordare Cassara’ e Antiochia non e’ retorica, ma pungolo per tutte le istituzioni e per tutti i cittadini a continuare in una lotta alla mafia che in quegli anni ci porto’ via la nostra migliore gioventu’ di investigatori”.

Mafia: funzionari polizia, ricordare Cassarà è dovere morale
(ANSA) – PALERMO, 06 AGO
– “Sono passati 36 anni dal giorno in cui Ninni Cassarà e Roberto Antiochia caddero sotto i colpi di oltre duecento proiettili di kalashnicov sparati dagli appartenenti a diverse cosche mafiose. Cadde Cassarà tra le braccia della giovane moglie che gli corse incontro nell’androne di casa dove era riuscito ad entrare. Pochi giorni prima avevano ammazzato il suo collega ed amico Beppe Montana”. Così in una nota il portavoce dell’associazione nazionale funzionato di Polizia, Girolamo Lacquaniti, ricorda il 36esimo anniversario della uccisione del vicequestore Cassarà e del giovane agente Roberto Antiochia. “Sembra una stagione lontana nel tempo – aggiunge – e ricordarla appare a troppi un semplice esercizio di memoria. La storia criminale ci ha invece insegnato di come le organizzazioni mafiose siano abili nel nascondersi continuando ad operare nell’ombra, ad attentare ai principi di legalità che governano il nostro Paese. Rispetto alla stagione drammatica di 36 anni fa vediamo certamente meno sangue sulle nostre strade ma non per questo possiamo abbassare la guardia”. “Per questo – conclude la nota – ricordare Cassarà e Antiochia non è retorica, ma pungolo per tutte le istituzioni e per tutti i cittadini a continuare in una lotta alla mafia che in quegli anni ci portò via la nostra migliore gioventù di investigatori”. (ANSA).