114-femminiciRoma, 22 maggio – L’Associazione, con un’articolata nota indirizzata al Presidente della Camera ed ai Ministri dell’Interno, della Giustizia e delle Pari Opportunità, suggerisce che nelle more di una più ampia rivisitazione della materia, sia valutata anche l’opportunità di innalzare il massimo della pena edittale prevista dall’art. 612 bis del c.p. per il reato di stalking (attualmente quattro anni) al fine di consentire sia la possibilità di disporre intercettazioni sia l’eventuale svolgimento del rito immediato, riducendo i tempi necessari alla definizione del giudizio.
Di fondamentale importanza un intervento volto ad incidere sulle modalità dell’eventuale affidamento in prova e, più in generale, delle misure alternative alla detenzione, attraverso sistemi che garantiscano un reale controllo della condotta del reo. Troppo spesso la cronaca rivela che l’assassino aveva già ripetutamente minacciato, molestato, percosso, abusato, vessato, maltrattato la sua vittima.
Indispensabile avviare progetti educativi a partire dalla scuola, curare la specifica formazione delle forze dell’ordine, che rappresentano spesso il primo interlocutore cui la vittima si rivolge ed investire sul potenziamento delle strutture mirate all’assistenza, al fine di fornire un’alternativa concreta a chi decide di denunciare le violenze subite.

Ripresa da Agi, Il Denaro

FEMMINICIDIO: ANFP, INNALZARE PENA PREVISTA PER STALKING PER CONSENTIRE INTERCETTAZIONI E RITO IMMEDIATO (ANSA) – ROMA, 22 MAG – Innalzare al massimo la pena prevista per il reato di stalking (attualmente 4 anni) in modo da consentire sia la possibilità di disporre intercettazioni sia l’eventuale svolgimento del rito immediato, riducendo i tempi necessari alla definizione del giudizio. E’ la proposta che il vice segretario dell’Associazione nazionale funzionari di polizia (Anfp) Lorena La Spina ha inviato al presidente della Camera e ai ministri dell’Interno, della Giustizia e delle Pari Opportunità per far fronte alla violenza sulle donne. Secondo l’associazione, inoltre, è di “fondamentale importanza un intervento che incida sulle modalità dell’eventuale affidamento in prova e delle misure alternative alla detenzione, attraverso sistemi che garantiscano un reale controllo della condotta del reo”. “Troppo spesso – afferma La Spina – la cronaca rivela che l’assassino aveva già ripetutamente minacciato, molestato, percosso, abusato, vessato, maltrattato la sua vittima”. Infine, “è indispensabile avviare progetti educativi a partire dalla scuola, curare la specifica formazione delle forze dell’ordine, che rappresentano spesso il primo interlocutore cui la vittima si rivolge ed investire sul potenziamento delle strutture mirate all’assistenza, al fine di fornire un’alternativa concreta a chi decide di denunciare le violenze subite”.(ANSA).