Quest’anno ho festeggiato il mio 25 aprile a Sant’Anna di Stazzema. È stata un’emozione che non dimenticherò mai. Un posto incredibile, arroccato sui monti ed affacciato sull’immensa distesa del mare. Il cielo blu, i contorni del paesaggio netti e definiti. L’abbraccio commosso di alcuni dei superstiti, venuti a salutarmi e a ringraziare l’ANFP per la donazione della nuova lapide monumentale, che ha finalmente preso il posto di quella distrutta lo scorso anno dalla furia del vento.

Ho portato anche mia madre, che è venuta a Firenze a trovarmi e mio figlio, perché cresca con la consapevolezza ed il ricordo di ciò che è accaduto, dei tanti bambini a cui, la mattina del 12 agosto 1944, è stato incomprensibilmente negato un futuro. Perché conosca anche il dolore, la crudeltà, il sacrificio. Perché capisca che ognuno di noi – pur se con molte tristi eccezioni – ha nella vita il privilegio di poter scegliere che tipo di persona diventare.

Persino in quella giornata piena di orrori, un giovane soldato tedesco riuscì a salvare la vita di alcune delle persone che procedevano incolonnate verso Val di Castello, dove la maggior parte di esse avrebbe poco dopo trovato la morte. Sparò una raffica di mitra per far credere ai superiori di aver compiuto l’esecuzione e consentì loro di fuggire nel bosco. Trovò il coraggio della disobbedienza e la forza di riconoscere in quella povera gente la propria stessa umanità. “Quel giovane soldato, sfidando la rigida gerarchia, a dimostrazione che era possibile non dare esecuzione ad un ordine criminoso, salvò loro la vita“, si legge nella sentenza del giugno 2005, con la quale dieci militari nazisti del II Btg. – 16^ Div. Corazz. Granatieri sono stati condannati all’ergastolo. Si tratta di una sentenza che ricostruisce una delle stragi più efferate mai perpetrate ai danni della popolazione civile, la prima di proporzioni così vaste.

Il numero esatto delle vittime (ben superiore alle 400) è probabilmente destinato a rimanere incerto, ma ciò che è ormai chiaro è che non si trattò di una rappresaglia,  bensì di un’azione deliberata, attentamente pianificata, decisa ad un elevato livello delle gerarchie militari e volta al massacro della popolazione inerme, inclusi anziani, donne e bambini, con terribile crudeltà ed efferatezza.  Il processo ha dimostrato anche la presenza di italiani tra le file della 16^ Div. SS.

Ho scoperto solo in questa occasione, con gioia e sorpresa, che la sentenza è stata scritta da un ex funzionario di polizia, mio pari corso ed amico, diventato poi giudice militare.

Qualcuno potrebbe forse chiedersi cosa unisca la strage di Sant’Anna di Stazzema all’Associazione Nazionale dei Funzionari di Polizia.

È drammaticamente attuale il tema del cammino verso la libertà e della lotta a qualsiasi forma di intolleranza e discriminazione. Si tratta di valori che vanno conquistati ogni giorno, che ci mettono alla prova, che ci sfidano sul difficile terreno delle garanzie e dei diritti. Che ci costringono a confrontarci con un interrogativo di fondo, affatto scontato pur nella sua assoluta evidenza: non esiste una umanità “altra”, che legittima l’abbandono, il disinteresse e peggio ancora la sopraffazione.

Tutto questo, come un sottile filo d’acciaio, lega in modo indissolubile il nostro passato ed il nostro presente.

Editoriale_2_maggio_2016